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Aggiornato: 9 maggio 2025
Nel mezzo, un piccolo tavolo da giuoco, parato di panno turchino, attendeva la solita partita sotto un magnifico lampadario in bronzo verde; gli altri mobili erano in palissandro, le pareti a damasco azzurro con fiori di un azzurro più carico, il caminetto di marmo nero, il soffitto, dipinto nel secolo scorso, posava sopra un cornicione a stucchi dorati.
Sul cornicione correva un filo di fiammelle di gaz e quell'ornamento luminoso si ripeteva lungo tutti i terrazzi, giro giro alle tre porte grandiose, una delle quali metteva alla redazione, una all'amministrazione e la terza alla tipografia, che occupava tutto il sottosuolo e dalla quale si sentivano partire i boati delle macchine in azione.
In un simile stato d'animo si trovava Guido Olderico nella spianata del romitorio di San Francesco, sull'orlo della ripida scoscesa da cui l'occhio dominava l'immensa verde vallata cosparsa di ville e di casolari che, da quella distanza, prendevano l'aspetto di giocattoli disseminati a casaccio dalla mano irrequieta d'un capriccioso fanciullo. Il cielo era coperto, ma l'aria mite, e il verde degli sterminati vigneti ancor fresco. Di tanto in tanto, da un campanile di villaggio, arrivavano i suoni delle ore; dei galli cantavano nella lontananza; nessun altro suono turbava la pace di quella solitudine. Seduto sopra un sasso, coi gomiti appoggiati alla balaustra che girava tutt'intorno alla spianata, l'Olderico pareva una statua, come il S. Francesco che benediva dall'alto del cornicione della chiesetta. Nella quiete della campagna, egli sentiva finalmente sedarsi l'agitazione dei suoi nervi tormentati; e, vista da quella distanza, la vita turbolenta della grande citt
Tutte le strade si inchinano sotto il peso del calore per versare gente giù nel Golfo. Strade che si tuffano nell'acqua fresca della sua voce che ricordo: Sono piccini, piccini, piccini i miei seni. Il sole salta a piè pari giù dal cornicione con tutti i suoi pendagli e fiocchi di fuoco pesante. Piomba nella strada precisando burocraticamente le ombre.
La testa Poggiar sul cornicione d'una chiesa, Coi passeri che intorno le fan festa O col becco alle vuote orbite offesa! Ei colla vita di cento persone, (Che visser forse ognuna settant'anni) Far
Fuori, la campagna risplendeva: gl'insetti ronzavano; i passeri annidati sotto il cornicione della chiesa cinguettavano allegramente; e le rondini appena arrivate dai lidi lontani, parea che avessero mille cose da raccontarsi; mille osservazioni curiose da comunicare l'una all'altra. Anche nella chiesa era un bisbiglio sommesso, un biascicamento di orazioni miste a sospiri.
Gli usci d'ogni sala erano impannati di verde; sul pavimento, dall'ingresso fino al fondo di quella specie di corridoio, si estendeva una striscia larga un metro di panno verde, alle pareti di quelle tre stanze trammezzate era appiccata una tappezzeria di carta, di color bigio a fiorami bianchicci, di poco valore. Le volte, che si arrotondavano in una curva elegante sopra un cornicione a stucco bellamente lavorato, portavano traccia tuttavia d'antiche dipinture a fresco con ornamento di fogliami e dorature. Ma il dipinto era qua svanito pressochè del tutto, l
Soltanto nel muro esterno della chiesa, in una nicchia o tabernacolo, posta sotto il cornicione, è seduta sul trono la marmorea figura di un papa. Mi fu detto che quell'informe statua, che pare un idolo, rappresenta Bonifacio VIII.
La casa era piccina; due piani, con sei camere per ciascheduno; dipinta da fuori di colore aranciato, che era una vaghezza a vederla; uno dei lati coperto, fino al cornicione del pian di sopra, da una spalliera di gaggia e di gelsomini; al pian terreno la sala, il salotto, il tinello, la cucina, la cameretta del servitore e quella di una vecchia fante, o cameriera che fosse; al pian di sopra la camera da letto, lo spogliatoio, la biblioteca, e tre camere per gli ospiti di Laurenti, che erano coleòpteri, lepidòpteri, uccelli, pesci, rettili impagliati, conchiglie, denti ed altri avanzi di animali e piante fossili.
Un raggio duro lungo di sole si slancia giù dal cornicione di una casa, picchia il selciato e lo apre: calce e oro accecante. La frusta del mio vetturino oscilla tra il mio naso e le griglie chiuse di Bianca che io fisso. Il cocchiere gira intorno alla carrozzella, calmando il cavallo impaziente coi suoi: eheee eheee.
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