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Aggiornato: 13 giugno 2025
Che voce avrai tu piu`, se vecchia scindi da te la carne, che se fossi morto anzi che tu lasciassi il 'pappo' e 'l 'dindi', pria che passin mill'anni? ch'e` piu` corto spazio a l'etterno, ch'un muover di ciglia al cerchio che piu` tardi in cielo e` torto. Colui che del cammin si` poco piglia dinanzi a me, Toscana sono` tutta; e ora a pena in Siena sen pispiglia,
«Certo, molto perdè Siena quando la abbandonaste.» «Non l'abbandonai, bel Cavaliere; ne fui cacciato.» «Dunque non rimane speranza che voi possiate tornare buono e leale cittadino?» «Nessuna. L'ingiuria è maggiore del perdono. Piacevi ascoltare la storia delle mie avventure? Ella non è lunga, sebbene terribile quanto altra mai accadesse nel mondo.»
pria che passin mill’ anni? ch’è più corto spazio a l’etterno, ch’un muover di ciglia al cerchio che più tardi in cielo è torto. Colui che del cammin sì poco piglia dinanzi a me, Toscana sonò tutta; e ora a pena in Siena sen pispiglia, ond’ era sire quando fu distrutta la rabbia fiorentina, che superba fu a quel tempo sì com’ ora è putta.
In Toscana e Lombardia guerreggiaronsi peggio che mai le cittá; Roma contra Tivoli, Milano contra Cremona, Milano contra Como, Pavia contra Verona, Verona contra Padova, Padova contra Venezia, Venezia contra Ravenna, Piacenza e Milano contra Parma e Cremona, Modena e Reggio e Parma contra Bologna, Bologna e Faenza contra Ravenna ed Imola e Forlí, Verona e Vicenza contra Padova e Treviso, Venezia contra Pisa, Pisa e Firenze contra Lucca e Siena; trista lista abbreviata sui cenni probabilmente non compiuti del Muratori, e che ho voluto qui porre a mostrare quali fossero in generale gli errori della gioventú di que' comuni, quali in particolare lor mali apparecchi alla grande occasione nazionale che s'appressava.
Possedette le anime. Ed ella non chiedeva altro bene. Ne mangiò, ne gustò, a migliaia, a milioni, novella Santa Caterina da Siena. Trovò in esse il preziosissimo sapore che la metteva in perpetuo stato di ebbrezza spirituale. Ciascuna fu per lei il tesoro da scoprire con simpatia e meraviglia sempre fresca, benedicendo il Signore.
PEDANTE. Parcius ista viris, tamen obiicienda memento. VIRGINIO. Ditemi qualche cosa, maestro. PEDANTE. Vostro figliuolo, nel sacco di Roma, fu prigione d'un capitano Orteca. GHERARDO. State a udire, ché ora comincia la favola. PEDANTE. E perché gli era a compagnia con due altri, pensando d'ingannarsi, secretamente ci mandò a Siena.
San Marco!» e a Siena: «Lupa! Lupa!», cosí qui esclamano: «Trivella! Trivella!». STRAGUALCIA. Io vorrei piú tosto che noi gridassemo: «Padella! Padella!». FABRIZIO. Quella la conosco. È l'arme del duca. STRAGUALCIA. Maestro, vorrei che voi portasse un poco questa valigia, voi. Io ho sí secche le labbra ch'io non posso parlare. PEDANTE. Orsú, che ti cavarai la sete poi!
Di lí a pochi giorni venn'egli dubitando che quei gentiluomini sanesi, che sono molto amici del dritto e del ragionevole e molto affezionati a questa nazione e sopra tutto uomini da bene, non glie lo tollesseno e liberasseno. Lo cavò di Siena e mandò a un castel del signor di Piombino; e per usque millies ci fece scrivere per mille ducati di taglia che gli avea posto. VIRGINIO. Figliuol mio!
Ed anche di lui, quantunque amasse poco il bel sesso, resteranno figure ammirabili, come una Jole, una Fides, tra l'altre, ed una Fulvia Piccolomini, per cui, se tornasse al mondo tal quale si potrebbe anche fare allegramente, il viaggio di Siena.
Poi fu mandato a Siena incontro al Cardinale di Santa Croce legato del papa all'imperatore Massimiliano, che minacciava di scendere in Italia a cíngere la corona imperiale. L'incarico del Machiavelli era d'indovinare possibilmente dal legato quale potesse essere l'animo dell'imperatore.
Parola Del Giorno
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