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Non abbia mai cosa che mi piaccia, se non te ne pago e di lei non mi vendico. CALANDRO. Hai finito? FULVIA. . CALANDRO. Col mal anno, lassa che mi corrucci io, non tu, dispettosa! ché m'hai cavato del paradiso mondano e toltomi ogni mio sollazzo. Fastidiosa! Tu non vali le scarpette vecchie sue, che la mi fa piú carezze e meglio mi bacia che tu non fai.

Prese cappello e bastone, e uscì chiudendo risolutamente la porta dietro a . Miss Brown entrò nella sua sontuosa camera da letto, e si svestì. Nella lunga camicia da notte semplice, da collegiale, che non era parente delle vesti dubbie delle scarpette frivole, ella si inginocchiò accanto al letto, con un ritrattino di Anne-Marie fra le mani.

Esitò un istante, per chiamare in aiuto la sua memoria e ordinarla, poi seguitò: Le ho raccontato che c'era in casa, a Parigi, una governante che si chiamava mademoiselle Praline e vestiva sempre la sera con gli abiti scollati, coi capelli biondi e lunghi e con belle scarpette di vernice. E cantava tutto il giorno e aveva il naso voltato in su. Poi alla sera veniva a pranzo con gli abiti scollati. Ma il pap

E per avvalorar la sua testimonianza, acciò messer lo Commissario regio e gli altri scettici dell'adunanza non s'incocciassero nel negare, la si chinò modestamente, con tutta modestia, e sollevando un lembo appena della veste prolissa e tanto lievemente che a stento venne scorta la punta delle scarpette ricamate, sciolse la giarrettiera; e se la ravvolse intorno al polso sinistro e v'impresse un bacio.

La fanciulla si coprì il volto con le mani e ruppe in pianto. Come! esclamò Filippo, sorpreso. Ora piangi? Non sei contenta? Forse non credi? Ella gli stava innanzi con le braccia e il petto scoperti; aveva le mutande di batista che le arrivavano al ginocchio, le calze di seta grigia, le scarpette basse e bianche: pareva un piccolo gentile Pierrot. Così carina, disse Filippo, e così cattiva!

Lo vedo sempre, esile, grazioso, elegante, coi piedini irrequieti, calzati da due microscopiche scarpette di pelle lustra, col cappellino di paglia di Firenze, dalla tesa rialzata, dai bianchi nastri svolazzanti. E la mamma! Come se ne teneva di quella creaturina! Quando qualcuno si soffermava a guardarla, la povera donna diventava rossa come una viola e sorrideva.

Non correan piú que' rozzi panni e bigi, que' zoccoli all'antica e i cappellacci, le forosette andavano a Parigi spesso a tôr nastri e scarpette ed impacci, coralli che costavano luigi, fior di seta, orecchin, ritagli e stracci e cappellin con fettucce e frastaglie, per pararsi d'amore alle battaglie.

Scusi, signora: ero dietro a riporre della biancheria negli armadii. La biondina andava su e giù, sempre inquieta, battendo sui tacchetti d'argento delle sue scarpette bianche, di un bianco d'avorio. -Senti, Cristina, senti.... tu devi fare una gran cosa.... Eccomi qua.

Allora la nonna assaggiò la scarpetta e la trovò molto gustosa; eppoi l'altra scarpetta e la trovò eccellentissima anche lei. Eppoi Nancy dovette cominciar da capo ad assaggiare tutto: le braccia, e le guancie, e le scarpette... Così i giorni passavano affaccendati, pieni di importanti occupazioni. Aldo, da Montecarlo, scriveva che il «sistema» era impareggiabile.

Ti basti che arrivammo, io nel mio costume di Montecarlo, col mio cappello guarnito d'osprey e le mie scarpette lucide e impertinenti; Anne-Marie, con un'aria di principessina svogliata; e Aldo un pallido Antinoo, con quarantacinque dollari nel portafogli. E venne la Via Crucis del cercare alloggio. Mamma, ma fui io mai al Grand Hôtel a Roma?