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Aggiornato: 22 giugno 2025


GERASTO. O capo rosso o verde che sia, moglie, ti prego che m'ascolti, e vedrai che non t'ho offeso come stimi. SANTINA. Tu, vecchio fradicio.... GERASTO. So che vuoi dire: traditore, infame, manigoldo, e pur ancora. Hai ragione! Ascolta, che d'oggi innanzi cessaranno le discordie fra noi mentre vivremo. Ascolta, moglie mia cara....

SPEZIALE. Che consigli io ho dato contro te? dove ti conobbi mai? ho detto di sua moglie, non di te. SANTINA. Io son sua moglie. SPEZIALE. Che sapevo io che tu eri sua moglie? certo, che è assai piú di quello che lui n'ha raccontato. Un'altra volta oggi in questa maladetta casa ho patito disgrazie e ne son stato maltrattato!

SPEZIALE. Mi disse che erano venuti certi forastieri ad alloggiar seco, e che la casa era sozzopra e la moglie non poteva attenderci; e che presso la sua casa aveva una camera terrena oscura dove avea ella promesso venirci. SANTINA. Non deve egli amar molto la moglie, poiché tanto l'ingiuria.

GERASTO. Tu non ti intendi di matrimoni, a pena sai filare; attendi a filare. SANTINA. E tu attendi a medicare. Ma qualche cosa ci è di sotto: non stimi ch'io abbi prima pensato a quello che tu pensi? Se tu mi tenti... GERASTO. Che cosa? SANTINA. Vuoi che dica? GERASTO. Di' tosto. SANTINA. Quella... GERASTO. Chi quella? SANTINA.... che tu sai... GERASTO. Che so io?

GERASTO. Menti per la gola! parla piú chiaro, bestia! SANTINA. Non m'hai guasto e consumato tutto il correrio che hai avuto dietro la dote? GERASTO. Quattro stracci fradici. SANTINA. Non sono io nobile? non sei tu un povero medicaccio? GERASTO. Se non fusse stato per me, i tuoi parenti sarebbono morti mille volte di fame. SANTINA. Or vo' cominciare a farti conoscere chi son io.

SANTINA. Che pilole son queste? per qual infirmitá? SPEZIALE. Certe pilole che m'ha chieste per esser gagliardo in una battaglia amorosa che vuol far con una sua serva. SANTINA. Chi ha detto a te questo? SPEZIALE. Me l'ha detto lui, mentre stava mescolando la composizione. SANTINA. Come si chiama questa sua serva? SPEZIALE. Garofoletta o Rosetta, se mal non mi ricordo.

SANTINA. Non è stata sará mai la piú infelice femina di me per esser maritata a tal uomo! Mira a chi ho data cosí bella dote e cosí grande intrata... GERASTO. Tanto grande che la metá mi soverchieria; me ci affogo dentro. SANTINA.... e bella e profumata,... GERASTO. Puzzulente piú d'una carogna. SANTINA.... senza quello che vi vien dietro, ché me l'hai guasto e consumato.

NEPITA. Padrona, di grazia, ascoltate, ché certo sará altro di quel che pensate. SANTINA. Ragiona presto, finiamola: ti vo' dar questa sodisfazione prima che facci la festa di fatti tuoi. GERASTO. Sappi per certo, moglie mia cara, ch'io son stato innamorato di Fioretta, e per dirtelo chiaro, arei pagato la robba, i figli e la vita, per godermi una volta lei,...

SANTINA. Fate che quel gatto rosso si castri, e se non potete, strangolatelo e buttatelo in un cesso, come merita; che non vo' che vada su per i coppi de' vicini. SANTINA. Nepita, Nepita! NEPITA. Signora. SANTINA. Vien qui. SANTINA. Come hai tardato tanto? NEPITA. Avea il pistone in mano, l'ho forbito e riposto. SANTINA. Dove è Fioretta? NEPITA. In camera con Cleria. E che fa?

NEPITA. Lavorano insieme. SANTINA. Lavora volentieri? NEPITA. È tanto gonfia di voglia e sta tanto col pensiero dritto a quel lavoro, che par non vorrebbe mai far altro; si riposa se non va tutta in sudore. SANTINA. Da vero? NEPITA. Adesso l'ha posto l'aco in mano, e fanno quel lavore del punto brisato: piglia un filo e duo ne lassa de fuori.

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