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Aggiornato: 22 giugno 2025
La Santina, nella sua prudenza, dopo aver esaminata la stoffa attraverso la luce, disse bruscamente: Possiamo vederne qualche altra? Finchè ne volete, la mia gente, e se non vi contento oggi voglio accontentarvi domani disse il Cernobbio sciogliendo un'altra pezza di stoffa color acqua di mare, un alpag
NEPITA fantesca ESSANDRO giovane, sotto abito e nome di Fioretta fantesca CLERIA giovane innamorata GERASTO vecchio PANURGO servo di Essandro FACIO dottor di legge ALESSIO giovane PELAMATTI servo SANTINA moglie di Gerasto MORFEO parasito GRANCHIO servo di Narticoforo NARTICOFORO pedante Speciale Capitan DANTE spagnuolo Capitan PANTALEONE spagnuolo APOLLIONE vecchio TOFANO servo.
GERASTO. Veramente tutte le sciagure corrono dietro la vecchiezza, come le mosche a' cani magri. Ed il mio dispetto è l'allegrezza e la festa che ne fará mia moglie del fatto mio. GERASTO. Non tanta furia, ascoltate bene! SANTINA. Non posso piú tenermi!
GERASTO.... Pur facendo animo a me stesso, innamorato e pesto, come meglio posso, dicendo che calci di stallone non fanno male a giumenta, con maggior rabbia e ardore torno alla battaglia.... SANTINA. Mira come me lo dice onestamente! Taci, taci, vecchiaccio senza vergogna! parti cosa onorevole ragionar di queste sporchezze? GERASTO.... Ascolta, di grazia....
SANTINA. Lo so meglio di te, non bisognaria che lo dicessi a me. GERASTO.... e v'ho fatto mille tradimenti per averle le mani adosso.... SANTINA. Ma poco ti ha valuto. GERASTO.... Oggi vedendo l'occasione che la casa andava sozzopra, la feci prender da certi amici e la feci condurre in questa camera terrena oscura, e io mi serrai con lei.
Vedete vostra figlia che ha manco anni di voi ed è stata piú savia di voi, che se l'ha tenuto tre anni in camera e non ha fatto saper cosa alcuna né a te né a me. A fé, che le fanciulle d'oggi san piú dell'attempate del tempo antico. SANTINA. Tu non solo sei di cattiva lingua ma di peggiori operazioni; e se non lasci le baie, ti romperò la testa.
Maritata che sará nostra figlia con questo romano, ci vogliam menare una vita la piú felice del mondo. SANTINA. Come será questa vita felice?
NEPITA. Sarebbe assai bene farsi un officiale che, quando se avessero a tor le fantesche, le ponessi le mani sotto per veder se son uomini o femine. A che giova tener le donne serrate in camera con porta e fenestre e chiavistelli, se i giovani se trastullano con loro sotto altro abito? SANTINA. Apri la porta: entriamo. GERASTO. Non posso cavarti di bocca una parola vera di questo fatto?
Ella stava dubbiosa e timida, come la volessi uccidere; e io con le piú dolci parole che sapeva, dicea: Dolce Fioretta mia, cara mia moglieretta, core, vita, occhi!... SANTINA. Mira il furfante con quanto sapor lo dice! GERASTO.... L'abbraccio e mi sento pungere il mustaccio, come fusse uomo.
SANTINA. Digli ch'io trovi finito lo staglio quando ritorno. NEPITA. Non bisogna dircelo, ché giocano a chi piú fa. Ma Fioretta lavora tanto gagliardo che Cleria gli cede e si dá per vinta. SANTINA. Dille che si serrino dentro e ponghino il chiavistello. NEPITA. Ce l'han posto. SANTINA. Non ci l'ho inteso entrare. NEPITA. Ci è dentro, vi dico. SANTINA. Or esco con animo quieto. Tu sali su.
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