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Aggiornato: 18 giugno 2025
Così sulla fine dell'aprile or decorso moti e tumulti cominciarono a Minervino Murge, a Bari, a Foggia, ed attraverso le Marche e la Romagna, si propagarono ben presto in diversi piccoli paesi ed in alcune citt
Una mattina, reduce da alcune faccende, egli trovò nel suo studio uno de' più servizievoli amici suoi, il giovane ingegnere Giorgio Leoni, il quale stava scrivendo gli indirizzi su alcune buste che contenevano delle carte da visita. Oh disse Roberto guardando uno di quegli indirizzi. Selmi aveva mandato il biglietto? Sì, eccolo qua. Roberto lesse: Odoardo Selmi, miniera di Valduria in Romagna.
Affrettatevi intorno ai Capi e dite loro: è Capo chi guida: guidateci. Noi ci sacrammo Cavalieri d'Italia, non di Toscana, Parma o Romagna. I fati della Patria pendono dai suoi figli in armi, non dai protocolli di Parigi o Zurigo. Ovunque gemono e fremono fratelli nostri, l
Il quale, udendo Dante, cui per fama lungamente avanti avea conosciuto, come disperato essersene venuto in Romagna, conoscendo la vergogna de' valorosi nel domandare, con liberale animo si fece incontro al suo bisogno, e lui, di ció volonteroso, onorevolmente ricevette e tenne, infino all'ultimo dí di lui.
Resistere fino all'ultima cartuccia e fino all'ultimo uomo, dicevano anch'essi i difensori del ponte, imperterriti sotto una pioggia di fuoco. Che importava morire? Quei prodi sentivano che sui pochi metri quadrati dell'angusto piazzale si gettava il seme del futuro. E quel seme era sangue, il più nobile sangue d'Italia confuso insieme in quattro zolle di terra. Con un grido sul labbro, con un affetto nel cuore eran venuti dalle sponde del Jonio e dalle falde dell'Alpi, dalle pianure lombarde e dai clivi toscani, dal golfo incantato di Napoli e dai feraci campi delle Puglie, dalla Romagna indomita e dalla Liguria operosa; eran venuti a dividere i travagli e la gloria dei figli delle lagune; ignoti fino a ieri gli uni agli altri, oggi più che fratelli. E cadevano come spighe mietute stringendosi in un ultimo amplesso, mormorando coi vari accenti d'una stessa favella il dolce nome della patria comune. Onore a voi, valorosi, sia che vi ricordi la storia, sia che, martiri oscuri, vi copra l'oblio! E onore anche a voi, pochi ma eletti, svizzeri, slavi, magiari, che, non nati sotto il cielo d'Italia, pur ci veniste a morire, suggellando col sacrifizio delle vostre giovani vite l'alleanza fra quanti credono nella giustizia e nella libert
Romagna tua non e`, e non fu mai, sanza guerra ne' cuor de' suoi tiranni; ma 'n palese nessuna or vi lasciai. Ravenna sta come stata e` molt'anni: l'aguglia da Polenta la si cova, si` che Cervia ricuopre co' suoi vanni. La terra che fe' gia` la lunga prova e di Franceschi sanguinoso mucchio, sotto le branche verdi si ritrova.
voi dite, e io faro` per quella pace che, dietro a' piedi di si` fatta guida di mondo in mondo cercar mi si face>>. E uno incomincio`: <<Ciascun si fida del beneficio tuo sanza giurarlo, pur che 'l voler nonpossa non ricida. Ond'io, che solo innanzi a li altri parlo, ti priego, se mai vedi quel paese che siede tra Romagna e quel di Carlo,
Vedete come al papa non comporta che, passati i confini di Romagna, Modana al duca di Ferrara toglia, né qui si fermi, e 'l resto tor gli voglia: 39 e fa, all'incontro, a lui Bologna torre; che v'entra la Bentivola famiglia.
Tutto era pronto e non si attendeva che l'ordine di marciare. Ma sorto dissidio fra i reggitori provvisori dei quattro nuovi Stati di Toscana, Romagna, Modena e Parma l'ordine ritardava.
Era in que' tempi signore di Ravenna, famosa e antica cittá di Romagna, uno nobile cavaliere, il cui nome era Guido Novel da Polenta; il quale, ne' liberali studi ammaestrato, sommamente i valorosi uomini onorava, e massimamente quegli che per iscienza gli altri avanzavano.
Parola Del Giorno
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