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È tempo che la politica s'emancipi da cotesta tirannide degli esempî. È tempo che il secolo XIX tragga dalle proprie viscere, dai proprî elementi, dai proprî bisogni la politica che deve guidarlo. L'Italia del XIX secolo racchiude nel proprio seno le condizioni della sua futura esistenza, e le forze per raggiungerle. Guardiamo dunque all'Italia, non all'America o a Sparta. Non abbiamo noi intelletto nostro e basi di giudizio e fatti presenti, perchè si debba da noi statuire a criterio, a principio politico un esempio straniero, o spettante al passato? Un fatto è il prodotto delle mille cagioni, dei mille fenomeni che s'incontrarono in un dato periodo, in un dato paese; e quei fenomeni e quelle cagioni s'incontreranno identici sempre, perchè s'abbia a volerne la conseguenza che ne fu tratta altrove? I principî prevalgono ai fatti, perchè non dipendono da circostanze fortuite o singolari, ma dalla eterna ragion delle cose. Ogni nazione cova un principio che domina la sua storia, e ch'essa è chiamata a sviluppare o perire. Il principio nazionale tra noi vive occulto, come vogliono i tempi, ma non tanto che l'indole del secolo, degli abitanti, delle passioni, dei fatti concatenati che costituiscono la nostra storia, delle rivelazioni ch'emergono dalle lettere, dai bisogni e dai tentativi operati non lo esprimano a chi vuol rintracciarlo. Dissotterrate quel principio. Poi se gli esempî stranieri verranno a convalidarlo, meglio. Contemplateli; ma del guardo dell'aquila al sole, libero, indipendente, potente. Contemplateli; ma come termini d'una proporzione, il cui primo termine deve rappresentarvi. Non rifiutate un trovato straniero, se, applicato a voi, frutta incremento alla patria. Ma non lo accettate alla cieca, unicamente perchè gi

Vengo, egli mi disse, a chiedervi alcune notizie riguardo alle rivelazioni che mi avete fatto ier sera. Ci ho pensato tutta notte e non ho chiuso occhio; avrei d'uopo sapere ove abita il conte di Sagrezwitcth, e s'egli è tuttora a Milano. Voi forse potete dirmelo. Non lo so, io risposi meravigliato. Ma che! intendereste forse di andarlo a visitare? E a che scopo?

Certamente doveva esserci una lettera intorno alla festa da ballo, in cui per la prima volta egli s'era avvicinato a Ginevra; gli la sentiva vicina, e con essa un nugolo di dolorose rivelazioni. Vide a mala pena un cenno dei teatri; sorvolò alcune minuzie di conversazione; notò un breve racconto del suo duello con Lorenzo Salvani, e giunse finalmente a quella pagina desiderata e temuta.

Anche De Nittis le ricusava ogni spiegazione per non interrompere coi dogmi di un qualunque altro sistema, non più vero o più vasto di quello cristiano, l'elaborazione dalla quale doveva uscire il suo carattere spirituale. La natura profondamente religiosa di Bice aveva bisogno di questa crisi per riconoscere stessa. Invece egli l'iniziava alle rivelazioni delle grandi letterature per apprenderle nella passionata variet

Prima vorrei farvi leggere una lettera del cavaliere Dell'Isola nostro zio, che scrisse negli ultimi istanti di sua vita ad una signora di Venezia. Contiene nuove rivelazioni, che è giusto siano conosciute da voi. Tenete. L'ha recata questo signore. Il duca la prese e la lesse, mentre il conte pensava che ritrovava suo cugino migliore assai di quando l'aveva lasciato.

Intendevo di tracciare rapidamente, come meglio potevo, la fisionomia di quel paese dove tanti italiani vivono, riportare semplicemente le impressioni di quello strano stato di cose osservato con occhio italiano. Ma le prime pubblicazioni assunsero un carattere per me assolutamente inaspettato: quello di rivelazioni.

La visita del sottoprefetto e le sue rivelazioni stanno per avere un effetto. Ah! disse il padre Prospero, come un uomo che avesse capito, od anche come un uomo che sbadigliasse. E ricadde sulla poltrona, assai più disposto a riprender sonno, che a proseguire la conversazione. Come? gridò il padre Restituto. Non vi commovete?

Fu fissato che Antonietta e Roberto partirebbero con Lina da Venezia la sera appresso a quella in cui dovevano trovarsi alla festa della principessa, e si sarebbero diretti a Firenze. Appena arrivati, Lina si sarebbe presentata al capo della polizia o all'avvocato fiscale della Rota per fare le sue rivelazioni. Intanto essa aveva gi

Quella era stata anzi la prima idea del priore. Ma che diamine gli saltava in testa, al monachino, di richiamare il padre Anacleto all'adempimento di un dovere, proprio nel punto ch'egli se n'era scordato? Restare, poi! Come si sarebbe potuto dirgli di restare, dopo le rivelazioni del sottoprefetto di Castelnuovo, e la notizia che ne avevano avuta tutti i conventuali di San Bruno?

Mi parve di udire ne' suoi accenti la voce dell'Agata quand'era ragazza, dopo d'aver sentito nelle sue rivelazioni il mio cuore giovanile rivivere in lei!... Dopo una breve pausa ripresi il mio posto, e le dissi: Non hai dunque pensato mai alla distanza che divide la tua modesta famiglia dal nobile casato dei Montegaldo? Oh pap