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Aggiornato: 6 giugno 2025
E lo seguiva Alceo; ma su le soglie E del palagio in su l'uscir l'aspetta Col figlio in braccio la dolente moglie Ben caramente del suo cor diletta; Nè d'argento, nè d'or fregiate spoglie Ella ha d'intorno; ella apparia negletta Sì come il risco e la stagion chiedea; E pur nei suoi dolor belt
99 Ragionando tra sé, dicea Marfisa: Buon fu per me, che costui non si mosse; ch'andava a risco di restarne uccisa, se dianzi stato coi compagni fosse, quando io mi truovo a pena a questa guisa di potergli star contra alle percosse. Così dice Marfisa; e tuttavolta non resta di menar la spada in volta. Difender me ne posso a fatica ora che de la prima pugna è travagliato.
Allor di mille accenti in se discordi S'innalza tuon, che tutta l'aria spezza, Tuono de' Turchi, ch'a pugnar concordi Essempio dan di sanguinosa asprezza. Ma tu grande Roman ben ti ricordi Nel risco fier, de la natìa fortezza, Nè su quell'ore a sommo duol vicine Ti prese oblìo de le corone Orsine.
Ma che fuor quelle tende alcun s'arresti De i cavalier, ch'egli ha da lato impone, Acciò servigi ad AMEDEO sian presti, Se forse di servir vegna cagione; Poscia le squadre armate, e i duci desti Che sian comanda, e come suol dispone Guardia fidata a le percosse mura, E come sempre d'ogni risco ha cura.
Percote il petto, e con la man dolente Le bende straccia, indi le chiome aurate, Poi con singulti fece udire ardente, Il suono afflitto de le voci amate: Ne l'empio risco, e nel gran mal presente Deh risorga, Ottoman, l'alta pietate, Che nel petto real da prima sorse Mirando me di me medesma in forse.
33 Ohimè! ch'invano i' me n'andava altiera ch'un re sì degno, un cavallier sì forte per me volesse in perigliosa e fiera battaglia porsi al risco de la morte; ch'or veggo per cagion tanto leggiera non meno esporvi alla medesma sorte. Fu natural ferocit
Le stanze 26, 27, 47, 50 a 71, non si leggono nella minore, e quella che nella maggiore è la 72 ed ultima del VII, nell'altra è la 25 del V, e dice con diversa lezione così: Qual su schiera d'augel, che in ripa al fiume Gode bel sol di boreal stagione, Spronato da digiun batte le piume, Con unghia ingorda il peregrin falcone, Tal infra i turchi, oltra l'uman costume, Se stesso avventa l'immortal campione: Feroce, atroce; ma tra furie accensa Su 'l risco Aletto d'Ottoman ripensa.
Veggo il risco mortal; Marte travaglia Con estremo rigor le nostre schiere, E mal sostiensi omai tanta battaglia Con la forza de i duci e col sapere; Io non l'oso negar, ma non ten caglia, Lo scettro Rodian non può cadere Poscia che contra il Turco, e l'armi infide Eroe sì glorioso il Ciel provvide.
23 Rivolve tuttavia tra sé Rinaldo chi sia l'estrano cavallier sì forte, che non pur gli sta contra ardito e saldo, ma spesso il mena a risco de la morte; e gi
Pur nel risco mortal volse la mente A l'alta aita del celeste regno, E MAURIZIO appellò, come possente A ricovrarlo dal periglio indegno; O gran MAURIZIO, le mie membra spente Dunque fian schermo del marin disdegno? Nè tra piaghe d'onor, qual cavaliero, Ma mi morrò, come vulgar nocchiero? Vaglia teco mia fè, vagliano i voti, Ch'a tua somma bontate i miei sacraro.
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