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Aggiornato: 23 giugno 2025
Que' soi begli occhi ch'abbellâr il bello, quanto su ne risplende e giuso nasce, raccolsi a la mia vista, e fui da quello non men depinto che quando rinasce Proserpina in obietto del fratello e de' soi rai, benché luntan, si pasce. Né il lume pur, ma un amoroso ardore sentiva entrarmi dolcemente al core. «Etenim Deus noster ignis consumens est». PAUL.
così de li occhi miei ogne quisquilia fugò Beatrice col raggio d’i suoi, che rifulgea da più di mille milia: onde mei che dinanzi vidi poi; e quasi stupefatto domandai d’un quarto lume ch’io vidi tra noi. E la mia donna: «Dentro da quei rai vagheggia il suo fattor l’anima prima che la prima virtù creasse mai».
La luna manna Li soi amurusi Rai luminusi Pri cui va dd
E mentre qui tarda giustizia ormai Al tuo nome si rende sull'avello Che incoronato di pòstumi rai Risorge bello, E mentre qui trovano alfine il porto, Il rimpianto e la lode i tuoi poemi, E rivivono i primi con li estremi, Or che sei morto Tu forse gi
Oh quanto è il suo dolore aspro ed atroce, che non può rivedere i dolci rai! Ecco ch'altronde ode da un'altra voce: Non sperar più gioirne in terra mai. A questo orribil grido risvegliossi, e tutto pien di lacrime trovossi.
Al divin Seggio intorno Girasi orror di tenebre profonde, E lume tal, ch'a gli occhi altrui fa scorno; Sua voluntate è mar, che non ha sponde; Però de' rai de l'umiltate adorno Con silenzio adorando ognun s'acqueti: Nè cerchiam la cagion dei gran decreti.
Or quinci or quindi il volta, or lo rassume tutto in un loco, e non l'afferma mai: qual d'acqua chiara il tremolante lume, dal sol percossa o da' notturni rai, per gli ampli tetti va con lungo salto a destra ed a sinistra, e basso ed alto. 72 La donna sua, che gli ritorna a mente, anzi che mai non era indi partita, gli raccende nel core e fa più ardente la fiamma che nel dì parea sopita.
Amor che spesso è di venir sì vago Dolce a parlar nel volgere soave De' tuoi bei rai, ed ivi insegna altrui Con quai saette fera e quai tu annidi Virtù, per che seder teco si piace Meglio che in grembo a Venere celeste; Amor ti porga questi fogli, e s'unqua Piet
Qualor avvien ch'a la tua accesa face occhio mortal s'arrischi alzar i rai per ritrar forse l'alma tua figura, la soverchia virtù del tuo splendore sì l'abbarbaglia, che smarrito e vinto ad ogni aspetto uman si trova infermo. Sorgi sol del mio sol sola sembianza.
Solitario ed in mezzo alla frescura D'alte piante, tra verdi prati eretto, Da una profonda fossa è ancor protetto E d'acqua ha ancora una larga cintura. Ma il ponte levatoio è fisso ormai, E aperta sta la sala allegra e vasta Dove non giunge il mugghiar del vento. E ne sembra il castello, allor che i rai Vibran del sol che la torre sovrasta, Gioiel di pietra legato in argento.
Parola Del Giorno
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