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Aggiornato: 4 ottobre 2025


Il Mandello mentre stava ascoltando s'accorse di un tal lezio fatto da codesto giovane ad uno che gli veniva d'appresso, e quando si fu di poco allontanato li udì sghignazzare. Fra que' soldati sentì poi taluno che parlava il dialetto milanese, tal'altro il francese. Udì finalmente pronunciato il nome di Alessandro Trivulzio. Sapeva esser il governatore, per la venuta del Lescuns, fuori di Reggio, e l'attenzione di tutti esser vòlta a quanto sarebbe uscito da tal conferenza. Però il vedere tanti uomini d'armi, le parole ingannevoli del giovane che gli aveva parlato e il nome del Trivulzio, gli diede molto a pensare, e così, messi da parte i sollazzi che l'attendevano, diede di sprone, al cavallo, e fingendo di allontanarsi da Reggio sempre più, diede di volta a tempo, e a galoppo serrato se ne venne in citt

Raimondo si tacque. Aveva pronunciato con tanta vivacit

Il valzer era finito. Emilio traendosi seco Cesare venne ad appostarsi a pochi passi dal Nori che stava discorrendo con Matilde e colla madre di lei. Si mise a parlare vivamente col cugino, dando a quel suo satanico sogghigno la più maligna espressione e fissando instintivamente uno sguardo maligno del pari su Alberto Nori: questi sentì quello sguardo pesare su di ; si volse, vide i due e capì che parlavano di lui; se ne avesse dubitato, ne lo avrebbe chiarito il suo nome che udì pronunciato da Lograve. Turbato, offeso da quel contegno, Alberto si congedò dalle signore Danz

La cuoca, che fino allora non aveva aperto bocca, fece una spallucciata, e non badando agli occhiacci della Luisa, borbottò con un pronunciato accento tedesco: Importa molto il medico per questi mali! Insomma, che mali sono? Che mistero c'è? esclamò il conte Mario.

Tutti gli sguardi dei prelati, tanto di quelli che avevano pronunciato il come degli altri che avevano detto no, si volsero a guardare quell'uomo, che con un monosillabo doveva decidere di due esistenze. Un'antica consuetudine è in vigore nei tribunali romani.

Un nome aveva suonato spesso all'orecchio della giovinetta nel suo pellegrinaggio, un nome pronunciato per lo più con accento d'ira e di sprezzo: quello di Cipriano. Dov'era costui? Perchè, dopo aver sobillato gli altri, si nascondeva? Tra gli arrestati ce n'erano di meno colpevoli.

Nella letterina accompagnatoria la contessina Polony diceva: «Caro Cresti, mi dicono che stamattina io ho pronunciato parole dure e scortesi contro il migliore de' miei amici: e devo pur credere, perchè non posso dubitare de' testimoni. Ma io non ho coscienza di nulla, glielo giuro, mio buon amico. Quando mi hanno richiamata ai sensi, tornai in me stessa come chi si sveglia da un sogno grave e fastidioso, di cui conserva l'impressione e lo spavento, ma non ricorda più i particolari. Flora, sveglia nella sua coscienza, non avrebbe mai osato dire una parola cattiva al suo buon Cresti, all'amico di casa, al benefattore, proprio in un momento in cui stava scrivendo la lettera che chiudo in questa. Non è tutta la risposta che le dovevo e non trovo opportuno questo momento per darla: forse nemmeno lei la vorrebbe da me in queste condizioni: ma glie la mando come un documento per dimostrarle, mio tenero amico, che se una parola cattiva è uscita da questa bocca, non è Flora che l'ha detta, ma una febbre o una suggestione misteriosa, che mi tolse ogni responsabilit

Aveva creduto opportuno, per finezza diplomatica, pigliarla molto larga, ed era rimasto interdetto vedendo scattar infuriata la signora Carlotta appena egli aveva pronunciato il nome di Efisio Chiardi. Quel che ha fatto costui è un'infamit

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