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Aggiornato: 22 giugno 2025
Così fra il dolce e l'amaro, coi quali si compone la vita, passavano gli anni, e la nostra bimba era diventata una bella ragazzina, sapeva leggere, scrivere e far conti. Sua madre ed io andavamo a gara nell'istruirla, ma il pensiero di completare la sua educazione ci preoccupava gravemente. Non essendo possibile conservarla al villaggio ove mancano tutti i maestri, ci venne l'idea di collocarla nel collegio di Como, ove sua madre era stata educata con ottimo risultato. Mio suocero scrisse in proposito ad un suo corrispondente per nuove informazioni, e gli fu risposto che, essendo morta la vecchia direttrice, il collegio era caduto in discredito. Non bisognava più pensarci. Allora scrissi a mio zio canonico, il quale ci propose subito un eccellente istituto di Milano, diretto da una donna di molto senno e gran cuore. Di più egli si profferiva cordialmente di visitare spesso la fanciulla e di renderci esatto conto della sua salute e de' suoi progressi, e questo era per noi un argomento di gran valore. Ma l'idea d'una separazione ci spaventava: la Giuseppina era la nostra delizia, e si temeva che la vita rinchiusa la facesse ammalare. Essa era avvezza all'aria libera, e manifestava un continuo bisogno di agreste libert
Messer Luca aveva consigliato egli stesso il viaggio, sperando che ne potesse ritrarre qualche giovamento lo spirito conturbato di suo figlio, e immaginate come dovesse esser grato a Tuccio di Credi, che si profferiva custode e guidatore del suo disgraziato figliuolo.
L’ottimo re selvaggio mostrava gran tristezza e dolore, vedendo lo scafo della Santa Maria mezzo rovesciato alla spiaggia, e nuovamente profferiva agli uomini bianchi tutto ciò ch’egli possedeva, per ricompensarli dei danni patiti.
Il nuovo venuto rimase un momento immobile; indi rinchiuse la porta, e prendendo per una mano la donna, che non profferiva parola, la condusse nella seconda stanza, e la fece sedere. Sì; sono io, Gabriella, disse poi; e la mia presenza non deve incutervi alcun timore. Ella lo guardò un momento in silenzio; indi: È vero, mormorò; chi vi disse che io ero in Rimini?
Chi vorrebbe biasimarmi, se, come Timante velava la faccia di Agamennone, io passo senza descriver le le sensazioni che abitarono Manfredi? Chi lo potrebbe? Chi lo tenta nemmeno? Taccio del quarto d'ora che corse tra la morte di Rogiero, e queste parole che il Re profferiva: «Nè così tranquilla sar
Le sono cose da far piangere i sassi; e il biscazziere beveva a fior di labbro, e poi profferiva il boccale a Olimpio, che se ne andava in fondo senza prender fiato solite ingratitudini degli uomini: finchè hanno bisogno, ti fanno vedere Roma e toma; passata la festa levano l'alloro, e chi ha avuto ha avuto... Proprio così; ma!... Ed ora, che farai?
Della persona e dei costumi di lui parmi aver detto abbastanza: più tardi m'ingegnerò esporre uno studio psicologico intorno a questo prodigioso personaggio. Il Conte la sera precedente erasi ritirato di buon'ora nelle sue stanze, insalutati moglie e figliuoli. A Marzio, che gli profferiva i consueti uffici, aveva risposto: Va' via: mi basta Nerone. Nerone era un cane enorme di mole e di ferocia.
Chiamami come vuoi. «Desiderata!», diss'egli lentamente, e il colore abbandonò il suo viso mentre profferiva quel nome. Quella sera Nancy scrisse sulla seconda pagina del suo diario una data e un nome. Poi li cancellò. E la Regina rimase sola nel librino celeste e oro.
Queste parole erano state dette dal conte con garbatissimo tono di scherzo, e, solo nell'atto ch'egli profferiva l'ultima domanda, i suoi occhi si fissarono rapidamente negli occhi di Loreta. Si figuri se sar
Ma mentre l'uno le profferiva i propri affetti e le dicea tenarissime parole, e l'altra inquieta, confusa, si sforzava, quasi colle lagrime agli occhi, di divincolarsi dalle sue mani, ecco loro sopravvenne la madre.
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