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Aggiornato: 31 maggio 2025
Vi sono azioni eroiche, scritte nelle storie, che non hanno costate le sofferenze inaudite, i prodigi di coraggio, che costò ad Andrea la cucinatura di quella minestra. Sperava di resistere finchè il bambino si fosse addormentato. Ma quando si accostò alla tavola per versare il riso nella scodella, quello sforzo lieve gli strappò un grido di dolore.
Dei suoi prodigi le immaginazioni restano colpite, e le popolazioni vedono in quella creatura un essere sovrumano. E lo dissi e lo ripeto: se Garibaldi fosse nato in Atene od in Roma, i popoli ne avrebbero fatto un semi-dio e gli avrebbero alzato dei templi. Ai nostri giorni siamo più modesti; l’altare di Garibaldi è nel cuore di ogni patriota, senza distinzione di partito nè di classe.
DIC. Avviene non pure nelle vane apparizioni de' demonj iniqui e maligni, ma ancora ne' prodigi divini, che quelle cose, che si fanno palesemente, talora non sien viste se non da pochi; e per tacere le altre cose, quel lume che stava sopra il capo di san Martino, del qual disputa Severo Sulpizio, fu visto da pochissime persone.
Annetta si distingueva raccontando non solo i prodigi, ond'era stata testimone, ma anche tutto ciò che aveva immaginato nel recinto del castello di Udolfo. Non obliava la strana scomparsa della signora Laurentini, che faceva una forte impressione sull'animo degli ascoltanti.
E' un buon lavoro questa messa? Stupendo! rispose l'auditore L'esecuzione poi magnifica... Il tenore Giovanni Duprez ci ha imparadisati. Anche il basso Domenico Cosselli ha fatto prodigi. L'orchestra del Teatro della Pergola è stata eccellente... Il presidente della Rota, colto, ingegnoso, faceva pompa volentieri del suo gusto per la letteratura, per le arti, e in specie per la musica.
Sono umilianti per l'ingegno umano questi repentini traviamenti delle grandi intelligenze. Eppure è così. Un intelletto altissimo, potente, dopo avere per anni ed anni spaziato fra le più sublimi sfere dell'arte, creando prodigi d'ispirazione, può smarrire ad un tratto la sua potenza, può crollare dalla sua altezza come un giuocatore che smarrisce la sorte del giuoco.
Vengo da un teatro di prodigi, ma disgraziatamente, dopo che ne uscii, n'ebbi la spiegazione.» Bianca taceva, e Dorotea stava seria e sospirava.
Scoperto l'uomo d'armi, e forse indovinato il violino di spalla, era necessario non aspettare i nostri satelliti, ma andar loro incontro con qualche dimostrazione di forze. Questo si è fatto, più presto e meglio che non ci fosse dato sperare. Anche tu, in una settimana d'esercizio, hai fatto prodigi, e la giornata d'oggi è stata un trionfo per te. Sì, ma come mi hai validamente aiutato! risposi.
Risuonavano a lui d'intorno gli evviva, chè ognuno accogliea vera gioja per la gloria dell'amico. Si applaudiva anche all'ardire di Marcellina, ma ella non si vedeva: Venga, dicea il Generale, ben venga questa figlia dei prodigi, e qui sul campo della gloria abbia la mano dello sposo e il premio che si conviene al suo coraggio.
A calmar quelle ambasce e que' terrori E a consolarsi fra i soavi amplessi Dell'innocente vergine, il cruccioso Padre venìa talor. Con duri modi L'aspreggiava e garriala del suo pianto, Poi commoveasi e l'abbracciava, e preci La supplicava d'innalzar pe' guelfi. E nelle rughe della smorta fronte Ella più e più leggea del genitore I sinistri presagi. Insinüante Sonava un non so che nella pietosa Voce di lei che costringea il canuto A poco a poco a palesarle occulti Sempre novi dolori. Un dì le disse: Più non pregar pe' guelfi! abbandonati Siamo da Dio! Deluse ha mie speranze Il superbo Manfredo: i miei consigli, I preghi miei non cura. Adulatrici Parole ei vuol; darle non so. Un drappello D'infami lusinghieri applaude a tutte Sue tirannie, le suscita, il fa cieco Stromento a loro insazïabil sete Di tesori e vendette. Apportar senno Volevamo e giustizia; abbiam delitti E stoltezza apportato. Ad uno ad uno Da noi si dipartìano i prodi amici: Pochi omai siamo ed esecrati, e all'orlo Dell'estrema ignominia! Oh sciagurate Voci! oh misero padre! I vaticinii Ecco d'Ugo avverati! Il reo vessillo Lascia tu dunque di Manfredo: accetta Di Tommaso la grazia! È tardi, o figlia! Errò Manfredo, ma infelice il veggo: Mai da prence infelice non si scosta Fuorchè il vigliacco! Oh padre amato, pensa... Che vigliacco non son, che con Manfredo Debbo cader. Mai di vigliacco taccia Ad Eleardo non darassi. Ei corse Quando da noi si svincolò, a bandiera D'un prence espulso: audace era il partito, Ma generoso. Non così oggi fora, Correndo a sir cui la fortuna arride. Cessa il tuo supplicar, cessa il tuo pianto: Dimane si combatte, e se non opra Per noi prodìgi Iddio... dimane, o figlia, Più non hai padre! Oh feri detti! Io vengo L'ultima volta a benedirti forse: Con vigor di te degno, odimi: stirpe Di codardi non siam. Tergi le ciglia, Frena i singhiozzi; te l'intìmo. Ascolta: Un patto pongo al benedirti. Quale? Bada che guelfo io moro, e maledetta Sar
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