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Aggiornato: 11 giugno 2025
Se tutto dipendesse da voi, caro Elia, e dal conte, io mi riposerei tranquilla come se domani fosse un giorno di tripudio; ma così, vedete bene... pure avrò coraggio, siatene certo, ne avrò tanto da sostenere, senza lasciarmi abbattere, qualunque più tristo annunzio, che a questo, più che a tutto, voglio prepararmi. Promettetemi ora voi di far quello di cui vi ho pregato. Ve lo prometto.
Poichè i due messi furono partiti, mi feci recare dal Marcuccio quattro bottiglie di vino: le collocai in un paniere coi moccoli e le chiavi, indi, recatomi il paniere sottobraccio, tutto solo, a lenti passi mi avviai verso il teatro, ove mi chiusi, e cominciai a prepararmi alla rappresentazione, vuotando d'un fiato una bottiglia. Alle otto ore la sala era illuminata.
Avevo torno torno a tutte le pareti, in tanti colombarii, una eccelsa necropoli di libri teologici: spirituale conforto per cui m'ero chiuso lì, in campagna, a prepararmi pel regno dei cieli almanco un volumaccio ed una penna di dottore, giacchè fino alla graticola di san Lorenzo o al sasso di santo Stefano non avevo coraggio di arrivare colla virtù del desiderio. E dovevo sgobbare....
Eh! l'avvocato vostro tenta gli ultimi sforzi per salvarvi; ma c'è ben poca speranza: è meglio che vi rassegniate e che vi prepariate. Ma che prepararmi! gridò drizzandosi e torcendosi le mani. Io non devo morire: sono innocente! Eppure fareste molto meglio se vi preparaste da uomo e da cristiano.
Non mi dare dell'esagerata nè della pessimista; non mi allungare il broncio, non prepararmi un predicozzo; che, tanto queste mie idee, che si elevano al di sopra delle meschinerie, tu sai bene, da chi le ho sorbite a poco a poco, quasi senza avvedermene.
Ella è protesa verso di lui, in un fremito d’aspettazione, simile a una fiamma che si travagli. L’uomo sembra per alcuni attimi vacillare all’orlo del suo segreto. Ma si scrolla e ricusa. Gherardo Ismera. No. Questo è il segreto dell’anima. Voglio ancóra restar solo con lui e col mio dispregio, per prepararmi una solitudine più grande e più libera. De’ miei legami io non ho fatto le mie radici.
Poi, se vorrete e vivrò, m'avrete compagno nell'azione. Prepararla è còmpito vostro: còmpito mio è prepararmi a morire degnamente con voi e per voi, quando sentirete di potermi dire, senza illudervi e illudermi: l'ora è suonata. Addio. 5 novembre 1870. Vostro
ALBUMAZZAR. Or andiamo a fare l'elezione delle camere, poi datemi licenza che vada a prepararmi. PANDOLFO. Andiam presto, ché «il presto è il padron de' negozi». Vignarolo, non partirte di qua né dir parola ad uomo di quanto hai inteso, ancorché ci andasse la vita. VIGNAROLO. E se mi uccidessi non mi partirei di qua, né se mi cavassi la lingua parlarei. CRICCA. Vignarolo, che vai facendo?
«Povero babbo! Bastarono quelle parole a consolarlo. Si mise anch'egli a far dei progetti, ma pur troppo non ci credeva, e li faceva per illuder me. «Da qualche tempo il suo male s'era aggravato. Non usciva che pochissimo, e non mai solo. Gualfardo lo accompagnava. Egli s'era offerto di venirmi ad incontrare a Milano, per prepararmi alla disgrazia che m'aspettava.
Vuoi ch'io vada al Valentino a far un giro con Gualfardo? vuoi? « Eh! va. Omai sei artista; se gli ho permesso di andare ad incontrarti a Milano, non vedo alcun male a lasciarti fare una passeggiata con lui. Del resto è il tuo fidanzato. «Io mi avviai alla mia camera per prepararmi col cappellino, tanto ero impaziente di uscir subito appena Gualfardo fosse giunto.
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