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Aggiornato: 19 giugno 2025
Insieme con queste buone leggi Onorio adoprava non buone arti, suscitando in Sicilia congiure. A ciò mandovvi furtivamente due frati predicatori, Perron d'Aidone, siciliano, e Antonio del Monte, pugliese; i quali iti a Randazzo, recavano a Guglielmo abate di Maniace lettere pontificie con autorit
Regolo e con lui la maggior parte dei trecento, dinanzi al veto che era giunto di fuori "di non tentare nulla per allora a favore di Roma", non vollero rimanere inoperosi, e per molestare l'eterno nemico presero queste determinazioni. Si arrolarono nelle truppe pontificie indigene; e catechizzarono i soldati in modo che nell'ordinanza di marcia, col pretesto che lor toccava la destra si ammutinarono. Gli ufficiali che volevano usare la loro autorit
In queste condizioni i volontari fecero uno sforzo disperato per prendere ai lati il nemico con due forti colonne, tentativo che riuscì, e verso le due e mezzo del pomeriggio le truppe pontificie si videro a mal partito, e nel combattimento si sarebbero evidentemente cambiate le sorti, se il generale romano non avesse chiamato a soccorso la brigata francese.
Ora soltanto si chiusero gli uffici di arruolamento e si sciolse il Comitato rivoluzionario. La situazione di Garibaldi diveniva disperata; egli non aveva forze sufficienti per gettarsi subito su Roma, dove, fin dal 27 ottobre, le truppe pontificie si andavano concentrando.
Fino dal primo momento dell'arrivo di Garibaldi a Firenze, una parte della popolazione di Bologna, seguendo l'esempio di Livorno, s'era messa in testa di volerlo per suo generale; e con una clamorosissima dimostrazione ne aveva fatto formale domanda al cardinale Luigi Amat, capo allora di quella Legazione; il quale, per schermirsi e quietare il tumulto, fu costretto a dare buone parole. In questo mentre l'Amat è richiamato a Roma, e gli succede, come Prolegato, il conte Alessandro Spada, che arriva a Bologna la sera del 6 novembre. L'invio de' 400 svizzeri a' confini venne fatto da lui e dal barone De Latour, generale in capo delle milizie pontificie nelle quattro Legazioni. Il giorno 9, in cui appunto seguí questo invio, fu presentata ad essi la seguente fierissima protesta, che mostra quanto i cervelli si fossero riscaldati. È sottoscritta: «Il Popolo Bolognese», e dice: «Bologna chiese al Governo, per mezzo del cardinale Amat, il generale Garibaldi per condottiero della sua legione. Il cardinale rispose annuirvi per sua parte e che avrebbe efficacemente appoggiata in Roma la domanda del popolo: e ciò al cospetto di migliaia di cittadini. Il popolo conosce il carteggio passato fra il Nunzio di Firenze e il Legato di Bologna; nel quale carteggio era chiesto, e consentito per ambedue le parti, l'arrivo del Garibaldi e de' suoi uomini fra noi. L'atto sleale onde è fermato con forze imponenti questo generale ai confini, mette il popolo nel suo diritto di chiedere una spiegazione al Governo, onde non essere necessitato da tanta illegalit
Queste varie Costituzioni pontificie non furono mai pubblicate in Francia; perciò esse strettamente non obbligano, a meno che non ci fossero in contrario speciali statuti diocesani.
Un'altra pena atroce di quella crudele fra le carceri preventive si è lo spionaggio, la mala pianta che nell'interno delle prigioni pontificie trova salde e vigorose radici. Il sollievo più caro degli infelici è il racconto dei proprii casi, il compianto delle comuni sventure. Ebbene, anche quest'ultimo conforto è conteso ai detenuti politici nelle prigioni pontificie. Il compagno di carcere, che in sembiante di amico vi si stringe d'intorno, che con modi affettuosi vi sforza a parlare, è quasi sempre uno scellerato spione, che la polizia papale ha destinato al soggiorno delle carceri, un miserabile che, abusando della vostra sventura, compra colla nefanda delazione l'impunit
Noi lasciammo i protagonisti del nostro racconto, scampati dalle ugne pontificie ed incamminandosi verso l'Apennino coll'intenzione di seguitarne le vette, per discender poi nelle pianure Campane, a dividere coi prodi fratelli dell'esercito meridionale le gloriose battaglie che dovean decidere la caduta d'uno dei puntelli del dispotismo e la rigenerazione sulle sue rovine di tanta parte di popolo italiano.
Affrontarono imperterriti il fuoco nemico, ma circuiti da ogni parte e oppressi dalle forze sproporzionate degli assalitori, furono per la maggior parte arrestati, e tradotti nelle riboccanti carceri pontificie.
Strana e mirabile concatenazione logica di avvenimenti! Il 19 settembre i Tedeschi stringevano intorno a Parigi, metropoli del mondo, il loro anello di ferro; lo stesso giorno trentamila Italiani erano alle porte di Roma, metropoli del mondo. Il 20 settembre, alle cinque del mattino, fu tirato il primo colpo contro le mura di Porta Pia. La lotta con le truppe pontificie fu semplice e breve.
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