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Invisibili come un eroe di poema epico, a cui un Nume benigno ha concesso l'accappatoio di una nuvola, possiamo guardare a nostro bell'agio la bionda contessa, che è appunto sdraiata sul piccolo sof

Amanti orbati dalla fredda morte, Spirti legati da dure ritorte, Voi cui miseria ogni desire vieta, O passeggieri per la vita vuota, Poeti oscuri! A voi sale la nota Del canto arcano che il mister susurra, Ed in voi soli sta l'eterno tema Che protesta fatal, vago poema S'erge alla sorda vasta vôlta azzurra.

Del lavoro il G. non restò troppo soddisfatto: gli pareva, a suo dire, macchiato «di sbagli ed errori, i quali accrescono bruttura alla naturale bruttura del poema» . Perciò, a libro finito, e, come pare, dopo il 1797 , vi tornò su, e ne apparecchiò una seconda edizione, tempestando di correzioni i margini d'un esemplare stampato, intercalando alcune giunte e portando alle proporzioni di vere e proprie Annotazioni le poche e brevi note sparse qua e nell'edizione Colombani.

Nell'edizione dell'Amedeide maggiore, Genova, Pavoni, 1620, in 4.º dopo il frontespizio si legge il Contenuto del poema, che giudichiamo lavoro del Chiabrera. In esso con poche parole si d

Vi dirò dunque, nella forma più breve, che quegli occhi iridati, umidi e sfavillanti, avrebbero potuto far dare nei gerundii tutti gli angioli del cielo, se mai fossero tornati sulla terra a chieder notizia dei loro fratelli, compianti e celebrati da Tommaso Moore, nel suo leggiadro poema. Stupendo era il collo, sebbene per avventura un tal poco più lungo del giusto.

Questo grande poema, a volta a volta epico, lirico e drammatico, parte da un primo capitolo costruito coll'equilibrio e la precisione di particolari che il romanzo esige. È questo primo capitolo il capitolo incriminato.

L'argomento postovi dal Poeta dice brevemente così: «Amedeo risanato va coi Rodiani al tempio, e si rendono grazie a Dio per la vittoriaLe osservazioni critiche del Cav. d'Urfè sono molte, ma perchè fatte sul MS. non più rispondono in tutto al poema, qual si legge in istampa.

La visione del poema sceneggiato balza alla fantasia dell'artista creatore per una sua particolare necessit

S'ergono all'aura in lunga fila bruna I profili degli alberi giganti. Biancheggia in fondo tacita la villa Tutta chiusa, deserta o addormentata. Non si scorge laggiù lume o scintilla, Ma la vôlta del ciel tutta è stellata. Un poema infinito ed amoroso Le foglie vi susurrano giulive... Il parco nella notte appar festoso E le statue intraviste quasi vive.

E, spaventato dal fatal problema, Triste amatore d'un'estasi arcana, Cantava a medesimo un pöema Inebbrïando la sua forma umana! Or, ditemi, fu in lui colpa o sventura Questo dispregio dei nostri costumi? Dobbiamo noi su questa sepoltura Rammentar la sua vita o i suoi volumi?