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Aggiornato: 6 giugno 2025
Io posso andarmi a spasso. Ma oh! oh! oh! Vedi Calandro che vien fuora. Lassami discostar di qui perché, fermandosi a parlare qui meco, potria veder Lidio che omai deve arrivare. CALANDRO, LIDIO maschio, LIDIO femina. CALANDRO. Oh felice giorno per me! che non ho prima el piè fuor de l'uscio che vedo apparire il mio galante sole e verso me venire. Ma, oimè! Che saluto gli darò io?
¹ Vedi Dizionario filosofico, Articolo ESCREMENTI. Carlo stringendo la mazza d'arme, con un piè levato sul parapetto della galera, aspettava ansiosamente il punto che all'avversaria si accostasse, e allora menava colpi, che di rado cadevano in fallo.
Le sortite e gli agguati in guerra per ordinario, o non finiscono a bene, o tornano in capo a cui le ammannì, e Omero ab antiquo mette innanzi così nel coraggio come nella gloria il guerriero che aspetta celato, e di piè fermo il nemico, all'altro, il quale salta su con la lancia in pugno a zuffa manifesta; per condurre le sorprese a buon termine si richiedono mente serena, cuore inconcusso, e vigilanza mirabile; e cosa strana a considerarsi è questa, che forse gli uomini preposti alla sortita, ovvero allo agguato presi da solo a solo le qualit
si` come torna colui che va giuso talora a solver l'ancora ch'aggrappa o scoglio o altro che nel mare e` chiuso, che 'n su` si stende, e da pie` si rattrappa. Inferno: Canto XVII <<Ecco la fiera con la coda aguzza, che passa i monti, e rompe i muri e l'armi! Ecco colei che tutto 'l mondo appuzza!>>.
Oh cieca cupidigia e ira folle, che si` ci sproni ne la vita corta, e ne l'etterna poi si` mal c'immolle! Io vidi un'ampia fossa in arco torta, come quella che tutto 'l piano abbraccia, secondo ch'avea detto la mia scorta; e tra 'l pie` de la ripa ed essa, in traccia corrien centauri, armati di saette, come solien nel mondo andare a caccia.
Difatti osservò il duca levandosi io me ne avveggo. Vi era al piè di questo letto una culla. L'
A piè de' monti, e fra quelle alpi estreme, Onde il Francese inver l'Italia scende, Regna AMEDEO, che di virtù supreme Quasi un fulgido Sol quivi risplende; Forte così, ch'ogni nemico il teme, O se spada impugnando egli contende Fuor di dorato arcione, o se con asta Su corridor spumante altrui contrasta.
Gia` era, e con paura il metto in metro, la` dove l'ombre tutte eran coperte, e trasparien come festuca in vetro. Altre sono a giacere; altre stanno erte, quella col capo e quella con le piante; altra, com'arco, il volto a' pie` rinverte. Quando noi fummo fatti tanto avante, ch'al mio maestro piacque di mostrarmi la creatura ch'ebbe il bel sembiante,
Posasi in esso, come fera in lustra, tosto che giunto l’ha; e giugner puollo: se non, ciascun disio sarebbe frustra. Nasce per quello, a guisa di rampollo, a piè del vero il dubbio; ed è natura ch’al sommo pinge noi di collo in collo. Questo m’invita, questo m’assicura con reverenza, donna, a dimandarvi d’un’altra verit
<<Or di` a fra Dolcin dunque che s'armi, tu che forse vedra' il sole in breve, s'ello non vuol qui tosto seguitarmi, si` di vivanda, che stretta di neve non rechi la vittoria al Noarese, ch'altrimenti acquistar non saria leve>>. Poi che l'un pie` per girsene sospese, Maometto mi disse esta parola; indi a partirsi in terra lo distese.
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