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Aggiornato: 27 giugno 2025


Ma sai che si vuol fare? che, come te ssi rimbatte piú innanzi, tu gli va di dietro; ch'io me delibero di sapere s'ell'è dessa o no. PRUDENZIO. Impulsant campanicule. RUFINO. Patrone, ecco il vostro rivale. CURZIO. Guarda cera de furfante! Andiamogli incontro.

56 Come io vi dico, sopraggiunta a caso a quei duo amanti Fiordiligi bella, conobbe l'arme, e Brigliador rimaso senza il patrone e col freno alla sella. Vide con gli occhi il miserabil caso, e n'ebbe per udita anco novella; che similmente il pastorel narrolle aver veduto Orlando correr folle.

RUFINO. Patrone, è pazzia a dolersene; per ciò che di continuo ci sono nove materie da dire sui fatti loro e non trovo persona che se ne lodi. CURZIO. Non dire cosí, ché ve nne sonno pur assai de quegli che della loro servitú godeno.

MALFATTO. Misser no. Non ce è altri qua che lui, esso e io. RUFINO. Con chi l'hai? a chi respondi? MALFATTO. Orsú! Bona sera. RUFINO. Malanno che Idio te dia! Tic, tac. MALFATTO. Che vòi? che hai? RUFINO. Ècci el tuo patrone in casa? MALFATTO. Che patrone? che patrone? Io non ho se non un compagno che sta qua dentro che se chiama lo mastro. RUFINO. Va'; e digli che venga un poco abasso.

E in questo si contradice a rispetto di aver lodato la provisione di Marco Antonio Colonna, che, per fare abbondare Sicilia di monete, crebbe la valuta del ducato napolitano cinque per cento; quale provisione, secondo lui, causò che li danari di Regno andassero in Sicilia, e non si curò del disordine o danno d'altro regno, e pure era del medesimo patrone: del che si è ragionato di sopra.

RUFINO. E, nel mezzo delli assalti d'amore, io, che dinanzi all'uscio della camera stavo a giacere, sentei un derotto pianto; e il patrone, con preghiere, con lusinghe, con sconiuri, sentivo che la cagione di ciò li adimandava. Ed eccoti, in questo, venire madonna Iulia con la sua serva e con el lume in mano; e, chiamatomi, mi dice: Sta' , ch'io voglio che tu veghi stanotte cosa che te piacerá.

MALFATTO. Guardate ch'io tiro un sasso. REPETITORE. Oh! tu sei el bel tristo! PRUDENZIO. E quando sará questo, patrone mio? RUFINO. Come quando? Adesso; or ora. MALFATTO. Ecco lo sasso. Sentite? olá! RUFINO. Fate stare cheto colui. PRUDENZIO. Taci, tu. Ma che avete a far la Signoria Vostra con lei?

CAPPIO. Patrone, cheste... cheste «falseamiche» star tanto dolce che, quando se beve, ti pensare che ire in curpe; no, va alle gambe a fare sgambette e cadere in terre. «Scippacapelli» stare tant gagliarde, ire al capo, e pare che scippe i capelli. PEDANTE. Dictum hoc per antonomasiam. LARDONE. Detto per cornamusa.

Ma qui alcuno mi dirá che il grosso dell'entrate e de' campi consiste principalmente ne' grani, e che questi non soggiaciono a questa mutazione di prezzo, perché la mercanzia del formento ha sempre comunicazione coi paesi confinanti; sicché, quando negli Stati esteri vicini il formento val piú oro che non vale nel nostro paese, subito ne concorre parte del nostro in quella parte; il che fa che ancor nel nostro paese cresca il prezzo: onde, siccome l'altre mercanzie forestiere crescono di prezzo al crescere delle monete, cosí crescerá anco il valor de' grani; e però il patrone, il contadino averá in questa parte danno dalle monete.

ERASTO. Avendomi tolto molti mesi sono Vostra Signoria per patrone e per padre, con quella confidanza che si conviene tra figlio e padre, son venuto a ragionargli.... PEDOFILO. altrimente riceverò le vostre parole. ERASTO.... Sappiate, Pedofilo, mio carissimo padrone, che Amasia la tua figlia è moglie mia. PEDOFILO. Vostra moglie? Giesú, che dite? e come?

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