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Aggiornato: 31 maggio 2025
Sono venuta anche ieri sera subito, le sfuggì imprudentemente: io non mi dimentico mai di te, che invece fai sempre la capricciosa. Stamane non mi hai ancora dato un bacio: se è così, vuol dire che me ne vado. Infatti si era alzata, ma due grosse lagrime si staccavano silenziosamente dalle lunghe palpebre di Bettina.
Non le importava! se lo diceva, se lo ripeteva, si serviva di quelle parole per tener salda se stessa, ma intanto due lagrime le correvano alle palpebre e un nodo doloroso le serrava la gola.
Ma da ogni parte fiammeggian pupille, pupille vive di case precipitanti il loro galoppo fantastico, di gradino in gradino, dall'alto al basso di questo gran circo di monti, per vedermi e seguirmi con un lungo sguardo inesplicabile. Le finestre battono le palpebre, rapide, poichè la bufera raddoppia.
Alcune bolle di saliva le apparvero su le labbra; un’ondulazione brusca le corse e ricorse, visibile, la parte inferiore del corpo; su li occhi le palpebre le caddero, rossastre come per sangue stravasato; il capo le si ritrasse nelle spalle. Ed ella così alfine spirò.
Più tardi, più tardi, ella concluse stringendo le palpebre per frenare le lagrime, che le ricominciavano, e rialzò la testa con atto quasi violento. Erano gli ultimi guizzi, forse le ultime resistenze della sua volont
Ermanno si era messo a cavalcare dalla parte della viscontessa d'Archenval, alla quale, nelle poche volte che l'aveva incontrata, aveva dimostrata una simpatica premura. Le sue sofferenze, i rapporti che passavano fra lei e Massimiliana, gliela facevano considerare con raddoppiato interesse; e come la viscontessa aveva una volta dichiarata la sua passione per i fiori, egli gliene aveva mandato spesso interi canestri. La signora d'Archenval ricambiava cordialmente la sua simpatia, ed in quel momento stesso lo ringraziava, col sorriso un po' triste d'inferma, dei suoi doni gentili. Ermanno fissava di tratto in tratto lo sguardo sulla signorina di Charmory, che gli stava di fronte. Ella spariva sotto un mantello-veste di panno grigio con striscie di petit gris, e girava un'occhiata distratte per il paesaggio. La viscontessa, sepolta fra le pelliccie e i plaids su cui teneva dei mazzi di fiori campestri, aveva le magre guancie soffuse d'un leggero incarnato e respirava con le labbra un poco dischiuse, battendo spesso le palpebre. La sua figura disfatta formava uno strano contrasto accanto alla contessa Rosalia, che portava un mantello di lontra foderato di raso rosso e un cappello a barca di feltro muschio, e che, piena di salute e di vivacit
Ma allorquando ella le rialzava, quelle trasparenti e bianche palpebre, i suoi occhi prendevano la petulanza di una baccante.
Siamo alla fine, rispose Emilia, accostando le gelosie. Come stai, cara? Va meglio? La sorella teneva le palpebre calate e sul volto le era scesa una maschera di sublime indifferenza per ogni cosa mortale. Vuoi dormire? soggiunse Emilia con voce più cauta.
Le sue pupille, salite sotto le palpebre, vi rimanevano coperte a mezzo, come stravolte nello spavento di una visione dileguata; però, adesso che il loro azzurro pareva essersi dilatato, la luce non le offendeva quasi più.
Elisenda, vedo un paese verde come un liquido prato o come un oceano tranquillo, e poi degli angioli che si baciano e nuotano coll'ali come delfini celesti! Estebano, vedo un paese viola come i colli remoti d'Andalusia, e come il manto della Vergine, e come il solco soave che sempre più si sprofonda sotto le tue palpebre.
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