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Il vecchio, nel sonno, si mosse, mettendo un gemito involontario, ed apparve tra le sue palpebre un po’ del bianco delli occhi. Poi ricadde nell’ottusit

Emilia battè le palpebre; un pudore ardente le bruciava di rossore le guance; ella avrebbe voluto riprendere la coscienza delle cose reali e fiaccare con lo sdegno la domanda ardita; ma dal cuore le saliva un singulto di smarrimento.

E tu, Madlen, se il tuo cuore di donna perduta vuol conoscere questa femmina bionda, sii veracemente quello che sei, chiudi nel semiriso dello sperdimento le tue palpebre scure, muovi su lei con lentezza le tue braccia innamorate, fa che di te si strugga, e fa di te stessa, Madlen, la perduta che sei...

Inginocchiata innanzi al marito, le labbra ardenti impresse sulla mano che stringeva forte la sua, Ernesta intese ancora la voce sommessa dell'oculista che diceva: «Lei, dottore, tenga ben sollevate le palpebre, così... mi raccomando » poi chiuse gli occhi. Seguì un gran silenzio.

Si era levata in piedi anche lei, e davanti allo specchio si aggiustava i capelli un po' disordinati, stirava le pieghe della veste. Poi, andatagli incontro lentamente, aprendo e socchiudendo le palpebre e posategli carezzevolmente le mani su le spalle, mormorava: Amore mio bello! Abbiamo fatto tardi! egli borbottò, scansando la carezza per guardare l'orologio cavato di tasca.

Io mi accasciai sotto la prua con minore coscienza di me medesimo che se fossi stato una pietra. I remiganti batterono le onde. Il sonno pesante dell'angoscia piombò sulle mie palpebre. Quando mi destai ero a bordo d'un immenso vascello galleggiante su d'una immensa pianura immensurabile che mi pareva un universo d'acque, e mirai per la prima volta, esterrefatto, il mare.

I suoi occhi divennero prima lucidi, poi iniettati di sangue, poi opachi, infine uscirono dalle orbite, fuori le arcate sopraccigliari. Le palpebre sparvero; le pupille invasero la cornea. Il collo si gonfiò, il naso si profilò. E' tremò sulle ginocchia e si abbiosciò. Il dolore acuto, intenso, spaventevole che aveva cominciato a sentire, lo oppresse. E' perdè la coscienza della sua esistenza.

Ella, supina, con la testa un po’ arrovesciata oltre i guanciali, bianca bianca, senza più voce, senza più forza per tenere aperte le palpebre, agitava dinanzi a le mani esangui, debolmente, in certi piccoli movimenti vaghi, come fanno talvolta i moribondi verso la luce. Il giorno dopo, tutto il giorno, ella tenne seco, nel medesimo letto, sotto la medesima coperta, il bambino.

Appena tornata dalla scuola s'era posta a rivedere i compiti delle sue scolarette: un mucchio di scritti infantili aspettava ancora i suoi segni di correzione a matita azzurra. E la notte precedente ella aveva così poco dormito! Pazienza! mormorò, passando e ripassando le dita sulle palpebre grevi. Come un'eco, dalla finestra dirimpetto, una voce ripetette: Pazienza! Oh, Sofia!

Pietro, colle palpebre socchiuse, rimase immobile, ma attentissimo.