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Aggiornato: 27 giugno 2025


Usate questa pietosa gratitudine: andate in Palazzo dinanzi al viceré vostro zio, raccontate la veritá, accioché, divolgatosi il fatto per autorevoli bocche, le restituiate l'onore e si toglia tanto cicalamento dal volgo.

Cercò dunque un pretesto, ed uscito dal palazzo recossi al proprio; sopratutto gli premeva di non perder tempo, e, se fosse stato possibile, di condurre ogni cosa a termine entro quel stesso. Ritiratosi nella propria camera, chiama il maggiordomo, e chiama tutta la servitù.

Ei la via diritta prende che al palazzo capo fa, e girati gli occhi in alto, Melisendra vede star appoggiata a una finestra, e in un triste meditar tanto assorta, che non sente l'altre intorno sollazzar. Ecco allora innanzi e indietro don Gaifero a passeggiar.

Per far l'ora di pranzo, i padroni di casa condussero il loro ospite a visitare il giardino. Il palazzo Ruzzani era uno dei primi nella via San Michele, ai piedi della citt

La ceremonia consiste in una solenne processione che parte per lo più dalle vicinanze del palazzo reale, va a sentire un sermone nella chiesa di Sant'Isidoro, dove giacquero sepolte fino al 1840 le ossa del morti; e poi si reca al Monumento a sentire la messa.

Su per le scale marmoree del palazzo Vivaldi era una luce vivissima. Numerosi servi in livrea e guanti bianchi stavano nella sala d'ingresso, che era pittorescamente ornata di fiori e piante tropicali, come le stufe dei nostri giardini.

Non si può dubitare che il resto di muro, di cui si parla più sopra, abbia fatto parte del palazzo di Teodorico. La tradizione del luogo, in cui sorgeva questo fabbricato, non poteva in alcun modo perdersi in Ravenna.

Ogni monumento, ogni palazzo vi ricorda un’epoca diversa, un’arte stupenda, dei nomi illustri di magistrati, di conquistatori o di artisti. Ogni prospetto presenta un quadro ammirabile e singolare, sia un tempio di marmo e di mosaici, sia un gruppo di case vecchie, scalcinate, o l’angolo d’un canale tortuoso coll’acqua verde nell’ombra, e i camini del tetto illuminati dal sole sul fondo turchino del cielo. Le calli più misere, i rii più sporchi, l’erba sulle screpolature dei marmi, o nelle giunture dei mattoni corrosi, le macchie d’umidit

La stanza aveva tre porte, ognuna aprentesi a una diversa parete; porte da palazzo, larghe e pesanti, verniciate di bianco, luccicanti e filettate d'oro. Da circa due minuti una mano leggiera picchiava lentamente ogni pochi secondi ad una delle porte. Ma il nostro personaggio, assorto nella lettura e nelle sue meditazioni, non aveva udito. Alla fine fu dato un picchio più forte, poi un altro.

Il palazzo Urbani non aveva, da cinque secoli che era piantato sulle sue fondamenta, veduto mai un via vai continuo come in quei giorni che precedevano la elezione del principe, e sopratutto non aveva mai veduto uno dei suoi proprietarii scender nelle cantine, conferire con gli architetti, confabulare con gli accollatarii, e incitare gli artigiani al lavoro come se fosse un assistente.

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