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Nella visita fatta alla Valtellina nel 1594, il Ninguarda vescovo di Como trovava ricovrati a Sondrio parecchi sbanditi dalla patria, singolarmente artefici di Cardona e del Bresciano; Natalino da Padova, Calandrino da Lucca, Luigi Valesano prevosto di San Mojolo; a Boalzo il domenicano Forziato Castelluzio calabrese; a Poschiavo, frate Agostino agostiniano d'Italia (forse è il suddetto Mainardi), che gi

«Ma io son muto di maraviglia, ammiraglio! Perchè desiderate ch'io mi parta presto?» «Avrei bisogno che per domani tu fossi a Padova; ne avrei grandissimo bisogno.» «Io sarò a Padova.» «Va bene così: posso dunque confidare nella tua parola?» «Ma che volete?» «Aspetta; calato il sole farai di trovarti presso il convento de' Francescani,» «Io sarò l

Basti il notare, che contro all'intento giá del buon Arrigo VII ne riuscirono confermati, aggranditi i signori vecchi, stabiliti de' nuovi; principali gli Scaligeri in Verona, i Carraresi in Padova, gli Estensi in Ferrara.

I quattro esemplari che ne ho veduti, de' quali 2 nel Museo Correr, 1 alla Marciana, 1 a Padova ora passato a Trieste, mi porsero un solo tipo, avente sempre a' due fianchi del santo vescovo le iniziali V e O. Queste sigle ci provano che solo nel 1549 si diede esecuzione al surriferito decreto 1493, perché in quell'anno sedeva conte e provveditore a Lesina Vincenzo Orio.

Giovanni Brunacci, che nel 1744 pubblicava il suo erudito libretto [I[de re nummaria Patavinorum]I], precorrendo al maggior lavoro che il Verci inseriva sull'argomento medesimo nella grande collezione dello Zanetti, riporta documenti del secolo XI da' quali appare che in quell'epoca si conteggiava a Padova in moneta veneziana. Un istrumento fra gli altri del 1053 ivi eretto nomina i [I[solidos de Veneciarum moneta]I]. Anche ne' secoli successivi, quando la Repubblica Padovana, retta da' vicarii dell'impero, esercitava il diritto di zecca, la bont

Finalmente addí 25 giugno 1183, appressandosi a giorni il fine della tregua di Venezia, fu ultimata la pace a Costanza. Firmarono come ancor collegate Vercelli, Novara, Milano, Lodi, Bergamo, Brescia, Mantova, Verona, Vicenza, Padova, Treviso, Bologna, Faenza, Modena, Reggio, Parma e Piacenza, diciassette costanti; e coll'imperatore Pavia, Genova, Alba, Cremona, Como, Tortona, Asti e Cesarea.

Trent'anni prima dell'epoca a cui siamo coi fatti che raccontiamo, chi avesse voluto tener conto della condizione di Milano, anche dopo avere assistito alle poderose forze del commercio di Genova, di Pisa, di Livorno, di Venezia, alla grandezza cui eran salite le arti a Firenze, a Ferrara, e le scienze a Bologna, a Padova, sarebbe rimasto tuttavia maravigliato, contemplando la floridissima condizione del Milanese.

E risollevatasi la lega lombarda e guelfa, e non bastando contra essa Ezzelino III, capo de' ghibellini, ridiscese Federigo per Verona, e prese Vicenza, mentre Ezzelino prendeva Padova; e risalí quindi a Germania. Ridiscese per la terza volta piú forte, e diede allora a Cortenuova una gran rotta a' milanesi. perciò osò assalir Milano.

Tre compagnie del reggimento oltremarino Medin si trasferirono a Vicenza e quattro a Padova, «attendendo in quelle citt

Il medio-evo aveva avuto due scuole politiche: l'una guelfa e l'altra ghibellina. San Tomaso ed Egidio Colonna dominarono nella prima, Dante Alighieri e Marsilio da Padova brillarono nella seconda. Per San Tomaso la Chiesa era la sola vera unit