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Aggiornato: 20 giugno 2025


Assai mi basta a confermare la mia intenzione, il nostro Signore aver voluto alcuna volta usare la parola e la sentenzia prolata giá per la bocca di Terenzio, accioché egli appaia che del tutto i versi de' poeti non sono cibo del diavolo. Che adunque diranno questi li quali cosí presuntuosamente s'ingegnano di scalpitare il nome poetico?

Il Manzoni soggiunge. "Era questa veramente l'opinione del Parini? Non si sa; e l'averla espressa così affermativamente bensì, ma in versi, non ne sarebbe un argomento; perchè allora era massima ricevuta che i poeti avessero il privilegio di profittar di tutte le credenze, o vere o false, le quali fossero atte a produrre un'impressione o forte o piacevole. Il privilegio! Mantenere e riscaldar gli uomini nell'errore, un privilegio! Ma a questo si rispondeva che un tal inconveniente non poteva nascere, perchè i poeti, nessun credeva che dicessero davvero. Non c'è da replicare; solo può parere strano che i poeti fossero contenti del permesso e del motivo." Noi abbiamo qui un Manzoni intieramente critico; il poeta creatore è scomparso. Ma quanta novit

Chiamalo ancora Dite nel preallegato libro, dove dice: Perque domos Ditis vacuas, et inania regna. Ed è cosí chiamato dal suo re, il quale da' poeti è chiamato Dite, cioè ricco e abbondante; percioché in questo luogo grandissima moltitudine d'anime discendono sempre. Nominalo similmente Orco nel libro spesse volte allegato, dove scrive: Vestibulum ante ipsum, primisque in faucibus Orci.

Trovo fra le mie carte i seguenti versi, senza data, cui mi pare avere scritti quella notte, pensando al viaggio da Norimberga e alla colazione nel bosco. Prima di questo amore ho pensato male dei poeti che si mettevano a verseggiare quando l'arte, secondo me, doveva esser più lontana dei loro pensieri. Me ne pento. Ella potr

E percioché molti non intendenti credono la poesia niuna altra cosa essere che solamente un fabuloso parlare, oltre al promesso mi piace brievemente quella essere teologia dimostrare, prima ch'io vegna a dire perché di lauro si coronino i poeti.

Il secondo giorno ricominciò la storia, ma sbadigliò forte. Il terzo gli prese il ghiribizzo di andarsene in campagna, e trovò che il sole lo importunava, la polvere lo faceva starnutar molto, il canto delle cicale gli dava la nevralgia, il gorgheggiare degli uccelli era un'insipida invenzione del poeti. Rientrò la sera stanco, malcontento.

Tra i birri non pochi avevano pretensioni a letterati; ripetevano nei loro discorsi gli squarci dei predicatori, o brani di libri, in generale di devozione, che leggevano; alcuni, come il ben noto caporale Monti, erano poeti, improvvisatori; anzi le poesie del brioso caporale, quasi tutte di giocondissima vena, circolano anche oggi manoscritte fra certi impiegati della polizia.

«O de li altri poeti onore e lume, vagliami ’l lungo studio e ’l grande amore che m’ha fatto cercar lo tuo volume. Tu se’ lo mio maestro e ’l mio autore, tu se’ solo colui da cu’ io tolsi lo bello stilo che m’ha fatto onore. Vedi la bestia per cu’ io mi volsi; aiutami da lei, famoso saggio, ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi».

A quante più leggiadre Candide fantasie passan nei sogni Dei poeti gentili il nome presta E le sembianze un'innocente morta, Che poi ritorna rivestita e ardente Di gloria a noi.

Per che per lo alloro, sotto il quale alla donna pareva il nostro Dante dare al mondo, mi pare che sia da intendere la disposizione del cielo la quale fu nella sua nativitá, mostrante essere tale che magnanimitá e eloquenzia poetica dimostrava; le quali due cose significa l'alloro, álbore di Febo, e delle cui fronde li poeti sono usi di coronarsi, come di sopra è giá mostrato assai.

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