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Mossi adunque piú cosí egregi come antichi popoli da questa laudevole sentenzia e apertissimamente vera, alcuna volta di deitá, altra di marmorea statua, e sovente di celebre sepultura, e tal fiata di triunfale arco, e quando di laurea corona secondo i meriti precedenti onoravano i valorosi: le pene, per opposito, a' colpevoli date non curo di raccontare.

La lode, che al poeta viene da questa minima parte della sua nazione, non può davvero farlo andare superbo; quindi anche il biasimo ch'ella sentenzia non ha a mettergli grande spavento. La gente ch'egli cerca, i suoi veri lettori stanno a milioni nella terza classe.

Le quali, quantunque a molti e diversi vizi adattare si potessono, nondimeno qui, secondo la sentenzia di tutti, par che si debbano intendere per questi: cioè per la lonza il vizio della lussuria, e per lo leone il vizio della superbia, e per la lupa il vizio dell'avarizia.

Ma intra l'altre, tratte del costei tesoro da loro, fu la santissima sentenzia di Solone nel principio posta di questa operetta; e accioché la loro republica, la quale piú che altra allora fioriva, diritta e andasse e stesse sopra due piedi, e le pene a' nocenti e i meriti ai valorosi magnificamente ordinarono e osservarono.

Tal è dunque il concetto mio dal Caos divenuto. Sentenzia divina è che «la lettera uccide l'anima». Fermamosi, prego, dunque sul Caos di questa materia, lasciando in parte la vita di mio figliuolo in spezialitade, la quale per vigor e sottiezza de peregrini ingegni forse col tempo verrá in luce piú secura, quella ancora di qualunque altro uomo, in questa umana gabbia precipitato.

Del resto, quanto son simili a noi! A sentir parlare il popolo di politica, par d'essere in Italia; non si discute, si sentenzia; non si censura, si condanna; ad ogni giudizio basta un argomento, e per foggiare un argomento basta un indizio. Il tal ministro? Un furfante. Il tal altro? Un traditore.

RONCA. Veramente confessiamo, con importanti e gloriosi ricordi noi non esser indegni discepoli di un tanto maestro; e per segno, nel tribunale della ladreria non abbiamo mai avuto una sentenzia contra.

Per che assai manifesto appare che, se noi e gli altri che in simile modo vivono, contro la sopra toccata sentenzia di Solone, sanza cadere stiamo in piede, niuna altra cosa essere di ciò cagione, se non che o per lunga usanza la natura delle cose è mutata, come sovente veggiamo avvenire, o è speziale miracolo, nel quale, per li meriti d'alcuno nostro passato, Dio, contra ogni umano avvedimento ne sostiene, o è la sua pazienzia, la quale forse il nostro riconoscimento attende; il quale se a lungo andare non seguirá, niuno dubiti che la sua ira, la quale con lento passo procede alla vendetta, non ci serbi tanto piú grave tormento, che appieno supplisca la sua tarditá.

CORONA. La ragione. PAOLA. Perché cosí la ragione? CORONA. La quale m'avvisava dover essere peggior Limerno che Merlino. PAOLA. Leggerlo almanco voi dovevati. CORONA. A che perder il tempo? PAOLA. Taci, ché d'ogni libro qualche cosa s'impara. CORONA. Questo è falso. PAOLA. È sentenzia di Plinio. CORONA. Vada con le altre sue menzogne! PAOLA. Negarai tu che d'ogni libro non s'impari qualche cosa?

« ch'a bene sperar». Questa lettera si vuole cosí ordinare: «L'ora del tempo e la dolce stagione m'era cagione a sperar bene di quella fiera alla gaetta pelle»; o vero, se la lettera dice «di quella fiera la gaetta pelle», si vuole ordinare cosí: «m'era cagione a sperar bene la gaetta pelle di quella fiera». Ciascuna di queste due lettere si può sostenere, percioché sentenzia quasi non se ne muta.