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Aggiornato: 16 giugno 2025
La donna amata da lui, era per altri; la plastica di quell'impareggiabile corpo sul quale i suoi occhi s'eran posati nella deliziosa trepidanza dell'intuizione, doveva svelarsi intera a un altro uomo; in un'alcova ignota, la voce d'Emilia sarebbe diventata intima.... E la sinfonia classica dei bottoni che si slacciano? La visione della donna soffusa di bianco nel pulviscolo lunare?
E tuttavia, poco stante, per una di quelle contraddizioni così frequenti nelle anime timide, egli avrebbe voluto essere lontano, molto lontano, dal suo modesto davanzale. La signora aveva alzato gli occhi a guardare il cielo. Niente di più naturale, ma nel guardare il cielo i suoi occhi s'erano incontrati nell'abbaino e s'erano posati un istante sulla pallida faccia di Filippo Bertone.
Allora quel tratto di via del Proconsolo si chiamava Via de' Librai: la porta era più bassa, adorna di fregi e di un gran cornicione, e in alto, posati su due aggetti, erano due leoni. Sulla testa di questi leoni, in certi giorni solenni, si metteva una corona in ferro dorato.
Durante l'ottavario dei morti, nella chiesa superiore s'innalza un catafalco ricoperto di una coltre nera, circondato da cipressi e da candelabri, sul quale vengono posati un crocifisso e un teschio. I sacerdoti cantano i salmi dei morti, e i devoti ed i curiosi, chi in piedi, chi in ginocchio, riempiono la chiesa, quasi evanescenti in una nuvola di fumo d'incenso.
Ma sarò eletto? domandò dopo una breve pausa a Fabio, che, ritto dinanzi a una mensola, osservava i ninnoli che vi erano posati sopra. Lo spero, rispose Fabio. Ma nulla di positivo mi può dire? Io ho ragione di sperarlo, disse Fabio sorridendo. Io ho preparato il terreno, a lei sta il lavorarlo.
Mentre queste cose da siffatti protettori si macchinavano, e il consiglio de’ Posati a Pistoia aveva gi
Ma quel ritratto era andato in mano alla marchesa di San Ginesio; gli occhi di Giunone si erano posati sui versi del suo negletto amatore.
Sotto il quadretto sacro una vecchia litografia ingiallita, che era una memoria di famiglia, due grossi fasci di rose eran posati: rose grandi, gialle, dalla fragranza delicata, che la povera signora Chiara aveva particolarmente amato. Al rumore del passo la donna balzò in piedi volgendosi come atterrita. Loreta! mormorò il professore, avanzandosi lentamente, con gli occhi lucenti.
E il canonico, buttate sul tavolino le carte, si levò da sedere per rimettersi il mantello e il cappello a tre punte posati sur una seggiola in un angolo.
Porti, nel sacco a spalla, ogni tuo bene; ma raccolto sul petto aver vorresti il tuo bambino, e dargli, se si desti e pianga, un bacio, e il sangue delle vene!... In sua culla di legno il bimbo dorme laggiù, nella casuccia in riva al fiume: la madre agucchia agucchia sotto il lume, ma in cuor cammina sulle tue tristi orme. Pòsati, adesso!... Getta il sacco a terra. C’è un po’ d’Italia, qui.
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