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Aggiornato: 27 giugno 2025


Una sera che non doveva tenersi riunione, arrivò Orsino agitatissimo e spedì al casino un suo confidente in cerca di Montoni: lo pregava di tornare a casa subito, raccomandando al messo di non pronunziar il suo nome. Montoni tornò sull'istante, trovò Orsino, e seppe tosto il motivo della visita ed agitazione sua, conoscendone gi

Senza tormentarsi più a lungo per una scusa, profittò dell'occasione, e affidando le signore agli amici partì con Orsino. Emilia, per la prima volta, lo vide andar via con rincrescimento, poichè considerava la di lui presenza come una protezione, senza saper bene ciò che avesse a temere. Egli sbarcò alla piazza San Marco, e correndo al casino, si perdè nella folla de' giuocatori.

Ah! dunque era Orsino? , signora; egli stesso, colui che ha fatto ammazzare quel signore veneziano. Gran Diosclamò Emilia; «egli è venuto a Udolfo! Ha fatto benissimo a star nascosto. Ma che bisogno c'è di tante precauzioni? Chi potrebbe mai immaginarsi di trovarlo qui?

Con questa idea andò a trovarlo all'ora prescritta: era in compagnia di Orsino e d'un altro uffiziale, e pareva esaminare con diligenza molte carte deposte sur un tavolino.

Montoni non parlava più d'andare ad Udolfo, e non era in casa se non quando vi si trovavano il conte ed Orsino. Si notò qualche freddezza tra lui e Cavignì, sebbene quest'ultimo abitasse sempre nel palazzo. Emilia s'avvide che lo zio si rinchiudea spesso nelle sue stanze con Orsino per ore intiere, e qualunque fosse il tema de' loro colloqui, convien dire che fosse interessantissimo, perchè Montoni trascurava fin la sua passione favorita pel giuoco, e passava la notte in casa. Eravi qualcosa di misterioso nelle visite d'Orsino; Emilia n'era più inquieta che sorpresa, avendo involontariamente scoperto ciò ch'egli si sforzava di nascondere. Montoni, dopo le visite dell'amico, era talfiata più pensieroso del solito; tal altra, le sue profonde meditazioni l'allontanavano da quanto lo circondava, e spandevano sulla di lui fisonomia un'alterazione tale da renderla terribile. Altre volte i di lui occhi sfavillavano, e tutta l'energia dell'animo suo parea prendere maggior vigore nell'idea d'una sorpresa formidabile. Emilia cercava di seguire con interesse i di lui mutamenti, ma si guardò bene dal far conoscere l'esito delle sue osservazioni alla zia, la quale non vedeva ne' modi strani del marito se non la conseguenza d'una ordinaria severit

È verissimodisse Emilia, ed avrebbe forse concluso che la musica notturna veniva da Orsino, se non fosse stata certa non aver egli gusto, talento per quell'arte. Non volendo aumentare le paure di Annetta parlando di ciò che cagionava la sua, le domandò se fossevi alcuno nel castello che sapesse suonar qualche istrumento.

Per tutto il tempo che Orsino rimase nascosto nella casa, Montoni non volle attirare gli sguardi del pubblico celebrando le nozze del conte; ma quando la fuga del reo ebbe fatto cessare questo ostacolo, informò Emilia che il di lei matrimonio avrebbe avuto luogo la mattina seguente.

Il conte Morano non fu nominato. La conversazione s'aggirò tutta sulle guerre che in quei tempi laceravano l'Italia, sulla forza delle milizie veneziane e sulla bravura dei generali. Dopo il pranzo, Emilia intese che il cavaliere sul quale Orsino aveva saziata la sua vendetta, era morto in conseguenza delle ferite ricevute, e che l'omicida veniva cercato con cura.

Il piano, seriamente meditato, fu affidato allo stesso ufficiale che l'aveva concepito. Dapprincipio egli usò l'astuzia; si accampò nei dintorni di Udolfo e procurò guadagnarsi l'assistenza de' vari condottieri. Non ne trovò neppur uno che non fosse pronto a tradire un padrone imperioso, per assicurarsi così il perdono del senato. Informatosi del numero delle truppe di Montoni, seppe che i suoi ultimi successi le avevano aumentate d'assai. Non iscoraggitosi per questo, appiccò intelligenze nell'interno della piazza, che gli procurarono la parola d'ordine, e mescolatosi colla sua gente ai seguaci di Montoni, potè introdursi nel castello e sorprenderlo, mentre un altro stuolo de' suoi, dopo una lieve resistenza, faceva cedere le armi alla guarnigione. Tra le persone prese con Montoni, trovavasi Orsino: avendo saputo, dopo l'inutile sforzo fatto per rapire Emilia, che quello scellerato aveva raggiunto Montoni ad Udolfo, Morano ne aveva avvertito il senato. Il desiderio di prendere quest'uomo, autore dell'assassinio d'un senatore, fu uno dei motivi che fecero accelerare l'impresa, il cui successo riuscì gradito tanto, che, malgrado i sospetti politici e l'accusa segreta di Montoni, il conte Morano fu rimesso in libert

Un gentiluomo veneziano, che aveva recentemente provocato l'odio di Orsino, era stato pugnalato da scherani pagati da quest'ultimo. Il morto apparteneva alle prime famiglie, ed il Senato erasi preso a cuore quell'affare. Uno degli assassini fu arrestato, e confessò, Orsino essere il reo. Alla nuova del suo pericolo, egli veniva a trovare Montoni perchè gli facilitasse la fuga, sapendo che in quel momento tutti gli officiali di polizia erano in cerca di lui per tutta la citt

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