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Levato dal suo trèspolo, il povero Spinello diventava un altro uomo: si addensavano le ombre intorno al suo spirito; non si vedeva un mentecatto, ma si compiangeva uno scemo.

Solamente il lavoro poteva rialzarne lo spirito; cessato il lavoro, tornavano le ombre. Strana forma di pazzia, non è vero? Ma se non fosse strana, non sarebbe pazzia. Mentre erano a tavola, messer Dardano entrò a ricordare il nome di Tuccio di Credi. E Spinello ne parlò come di un amico, da cui si fosse separato pur dianzi, con una fraterna stretta di mano. Ottimo Tuccio! diss'egli.

Splende fra le notturne ombre l'augusta Magion sacra a le muse; e avviluppata Negli ampî giri de le sue pellicce Siede l'inclita Egeria, ella, a cui d

Poi che la voce fu restata e queta, vidi quattro grand’ ombre a noi venire: sembianz’ avevan trista lieta. Lo buon maestro cominciò a dire: «Mira colui con quella spada in mano, che vien dinanzi ai tre come sire: quelli è Omero poeta sovrano; l’altro è Orazio satiro che vene; Ovidio è ’l terzo, e l’ultimo Lucano.

Il marchese musicista mi parla d'una sua opera inedita, che darebbe se fosse energico, se non ci fosse la guerra, e se il bosco non avesse tante ombre snervanti.

E tu, che passi e non mi guardi, rapida, inguainata nella nera tunica, avvolto il collo nel tuo boa di martora, che, pari a un serpe flessile e contrattile, t’accarezza, ti bacia e t’assomiglia!... Ne’ tuoi capelli bene si dissimula qualche filo d’argento, sotto il morbido tòcco a turbante. Hai messo un vel di cipria a nasconder le prime ombre del tempo sul volto.

Allora più che prima li occhi apersi; guarda’mi innanzi, e vidi ombre con manti al color de la pietra non diversi. E poi che fummo un poco più avanti, udia gridar: ‘Maria, òra per noi’: gridar ‘Michele’ e ‘Pietro’ e ‘Tutti santi’. Non credo che per terra vada ancoi omo duro, che non fosse punto per compassion di quel ch’i’ vidi poi;

Anche il giovanotto aveva perduta la voce e ritto, di contro a lei, colla testa bassa un braccio appoggiato alla statua, ammirava il contorno serpentino della fanciulla fantasticamente illuminato dalla luna, in mezzo a tutto quel mistero di ombre e di tenebra. Come deve essere bello il volersi bene! diss'egli alla fine, concludendo un discorso, pensato in due lungamente.

Ma ne' di Tebe furie ne' troiane si vider mai in alcun tanto crude, non punger bestie, nonche' membra umane, quant'io vidi in due ombre smorte e nude, che mordendo correvan di quel modo che 'l porco quando del porcil si schiude. L'una giunse a Capocchio, e in sul nodo del collo l'assanno`, si` che, tirando, grattar li fece il ventre al fondo sodo.

Più e più volte occorse che egli dimenticasse il desinare, ritornando con le ombre della notte al palazzo.