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Aggiornato: 21 giugno 2025


Oimè! cos'è quest'aria di mistero? Perchè tutti si rimpiattano? dove è Giacomino? La signora deve pur raccontare. Il volto del cav. Antonio si offusca: insolitamente balena e lampeggia. La signora Palmira non ha mai assistito ad una burrasca di suo marito più improvvisa di quella. «Oh! come diventano neurastenici questi uomini! e poi chiamano isteriche, noi, donneIl cav.

Ma a solo a solo, all'oscuro e dentro un forno combatterò con te. ESSANDRO. Con che armi combatteremo? GERASTO. Con l'ordinarie: tu con le tue, io con le mie. ESSANDRO. Lasciameti dir due parole. GERASTO. Il meglio che potresti fare è tacere; e se pur sono svergognato in casa, non mi svergognar qui nella strada publica. Portatela dentro. ESSANDRO. Oimè!

E gli farò ogni fede ch'ella vorrá di non arrivar mai dove lei sia. E voglio che glie lo dica tu, a ogni modo. LELIA. Oimè! FLAMMINIO. Che hai? Par che tu venga meno. Che ti senti? LELIA. Oimè! FLAMMINIO. Che ti duole? LELIA. Oimè! Il cuore. FLAMMINIO. Da quanto in qua? Appoggiati un poco. Duolti forse il corpo? LELIA. Signor no. FLAMMINIO. E forse lo stomaco ch'è indebilito?

Tu non rispondi? È morto. Aiuto, aiuto! Arme, arme! Fuori! ché gli è stato morto, qui, Pilastrino. Accennami col dito se ancor sei vivo. PILASTRINO. Oh! oh! oimè meschino! FILENO. Non c'è mal, non c'è mal. PILASTRINO. Ben... ben sapeva ch'oggi m'avea a venir qualche disgrazia. S'io campo, faccio voto di vestirmi pinzocora del terzo ordine. Oimei! oh! che m'esce il fiato.

Amore è cosí insignorito di me e con forti catene mi tiene avinto che non mi lascia partire. PROTODIDASCALO. Io dunque, imponendo coronide al mio dire, ti lascio senza medico e senza medicina. Vale. LAMPRIDIO. Io me ne andrò a casa, ché se ben sto col corpo fuore, l'animo è dentro. Oimè, chi sono costoro che vengono? TEODOSIO, CAPITANO di birri, LAMPRIDIO.

Mi trovo onorata della favorevole opinione che concepiste di me; ma... l'equivoco di questa sera mi dispensa dal dirvi di più. , signora, oimè! replicò Dupont; «accordatemi almeno di farvi conoscere il mio disinteresse, se non il mio amore.

Fin qui non c'è male. E com'è diviso il dramma? |Grisostomo|. Regolarmente, a creder mio. Ma non ho coraggio di dirvi che... |Tutti|. Ebbene, com'è diviso? |Grisostomo|. Oimè!... Di grazia, parliamo d'altro. |Tutti|. No no, vogliamo saperlo. |Grisostomo|. Vi basti ch'io vi dica che neppure Shakespeare ha osato divider cosí un... |Tutti|. Insomma, com'è diviso? |Grisostomo|. Oimè!

S'io non pagassi un pan unto, qui, il letto de la Gnesa, tan...tanto mi vien sonno! Oimè! come mi duol lo stomaco ne le budella! Ve', giú, quan... quante pecorelle! Vo' saltare anch'io e ballar d'allegrezza. Lasciami appoggiar prima con la persona. Chiocciola marinella, cava fuor le corna. Oh potta di santo...! Par ch'abbi la febbre, cosí mi bolle il fegato! Oh!

ORGIO. Tu ci entrerai per tuo dispetto, se non di buona voglia. BALIA. Io per forza? ORGIO. Tu , e ti strascinerò per li capelli. BALIA. Oimè, oimè, vicini, aiuto, aiuto! ORGIO. Ci bisognano uomini e non asini, a governar queste bestie. BALIA sola. BALIA. A questo modo, eh? come l'infame e le cattive?

Ormai esso non si sarebbe fermato che a Pisa, e a Pisa Varedo avrebbe trovato indubbiamente un telegramma da Torino. Oimè, che altro poteva dirgli quel telegramma se non ch'egli sarebbe giunto troppo tardi per veder viva Bebè? L'atmosfera era soffocante.

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