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Aggiornato: 2 novembre 2025
Ed elli a me, come persona accorta: «Qui si convien lasciare ogne sospetto; ogne vilt
e dei saper che tutti hanno diletto quanto la sua veduta si profonda nel vero in che si queta ogne intelletto. Quinci si può veder come si fonda l’esser beato ne l’atto che vede, non in quel ch’ama, che poscia seconda; e del vedere è misura mercede, che grazia partorisce e buona voglia: così di grado in grado si procede.
che' veramente proveder bisogna per lui, o per altrui, si` ch'a sua barca carcata piu` d'incarco non si pogna. La sua natura, che di larga parca discese, avria mestier di tal milizia che non curasse di mettere in arca>>. <<Pero` ch'i' credo che l'alta letizia che 'l tuo parlar m'infonde, segnor mio, la` 've ogne ben si termina e s'inizia,
<<Non aver tema>>, disse il mio segnore; <<fatti sicur, che' noi semo a buon punto; non stringer, ma rallarga ogne vigore. Tu se' omai al purgatorio giunto: vedi la` il balzo che 'l chiude dintorno; vedi l'entrata la` 've par digiunto. Dianzi, ne l'alba che procede al giorno, quando l'anima tua dentro dormia, sovra li fiori ond'e` la` giu` addorno
Ond'io: <<Maestro, il mio veder s'avviva si` nel tuo lume, ch'io discerno chiaro quanto la tua ragion parta o descriva. Pero` ti prego, dolce padre caro, che mi dimostri amore, a cui reduci ogne buono operare e 'l suo contraro>>. <<Drizza>>, disse, <<ver' me l'agute luci de lo 'ntelletto, e fieti manifesto l'error de' ciechi che si fanno duci.
Lo 'mperador del doloroso regno da mezzo 'l petto uscia fuor de la ghiaccia; e piu` con un gigante io mi convegno, che i giganti non fan con le sue braccia: vedi oggimai quant'esser dee quel tutto ch'a cosi` fatta parte si confaccia. S'el fu si` bel com'elli e` ora brutto, e contra 'l suo fattore alzo` le ciglia, ben dee da lui proceder ogne lutto.
<<Non aver tema>>, disse il mio segnore; <<fatti sicur, che' noi semo a buon punto; non stringer, ma rallarga ogne vigore. Tu se' omai al purgatorio giunto: vedi la` il balzo che 'l chiude dintorno; vedi l'entrata la` 've par digiunto. Dianzi, ne l'alba che procede al giorno, quando l'anima tua dentro dormia, sovra li fiori ond'e` la` giu` addorno
Quando saro` dinanzi al segnor mio, di te mi lodero` sovente a lui". Tacette allora, e poi comincia' io: "O donna di virtu`, sola per cui l'umana spezie eccede ogne contento di quel ciel c'ha minor li cerchi sui, tanto m'aggrada il tuo comandamento, che l'ubidir, se gia` fosse, m'e` tardi; piu` non t'e` uo' ch'aprirmi il tuo talento.
E quelli a me: «Oh creature sciocche, quanta ignoranza è quella che v’offende! Or vo’ che tu mia sentenza ne ’mbocche. Colui lo cui saver tutto trascende, fece li cieli e diè lor chi conduce sì, ch’ogne parte ad ogne parte splende, distribuendo igualmente la luce. Similemente a li splendor mondani ordinò general ministra e duce
Or per empierti bene ogne disio, ritorno a dichiararti in alcun loco, perché tu veggi lì così com’ io. Tu dici:
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