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Aggiornato: 28 luglio 2025


Che? mi avevi forse penetrato tu? Avevi tu forse letto nell'anima mia una passione colpevole, un sacrilegio che tante notti insonni mi ha fatto trascorrere combattuto dalla volont

L’esercito degli umili si accalcò sempre più intorno a lui, bevendogli l’aria per il respiro, mangiandogli il cuore. Agli umili sacrificò tempo, lavoro, facondia, fortuna, guadagno. Per un accattone che gli piacesse era capace di vegliar le notti e di mettere a soqquadro il tribunale.

Perchè dunque ostinarti Venezia, a offrirci donne velate ad ogni svolto crepuscolare dei tuoi canali? Basta! Basta!.... Finiscila di sussurrare osceni inviti a tutti i passanti della terra o Venezia, vecchia ruffiana, che sotto la tua pesante mantiglia di mosaici, ancora ti accanisci ad apprestare estenuanti notti romantiche, querule serenate e paurose imboscate!

Chi può capire la potenza di certe mie pagine? scriveva nel libro dell'Anima, in un sincero abbandono con stesso; non fa meraviglia, quindi, che al vedere gli amici suoi impassibili o indifferenti, il pubblico non curante, la critica scempia e ingiusta, provasse tanto dispetto da buttar via la penna, da chiudere i libri negli scaffali, da maledire le sue armi, le sue notti perdute.

Una lanterna magica Mi rallegrò le notti; E vidi volti d'ùpupa. Ventri che parean botti, E smisurate orecchie, E code smisurate, E uno stuolo di scimmie Da artisti camuffate.

Il popolo! il popolo! E quando noi ci stringemmo alla sua bandiera, e dicemmo, fin dalle prime linee del nostro giornale: LE RIVOLUZIONI HANNO DA FARSI DAL POPOLO E PEL POPOLO, non era affettazione di calcolo politico, o detto gittato a caso: era la nostra PAROLA, tutta la nostra dottrina ridotta a formola, tutta la nostra scienza, tutta la nostra religione stretta in un solo principio: era l'affetto delle nostre anime, il segreto dei nostri pensieri e della nostra costanza, l'intento delle nostre veglie, il sogno delle nostre notti; perché noi siamo popolo, e la natura ci temprava a sentire tutte le gioje e i dolori del popolo. E quando noi guardiamo il popolo, com'è in oggi, passarci davanti nella divisa della miseria e dell'ilotismo politico, lacero, affamato, stentando a raccogliere dal sudore della sua fronte un pane che la opulenza gli getta innanzi insultandolo; o ravvolgersi immemore nei tumulti e nell'ebbrezza d'una gioja stupida, rissosa, feroce, e pensiamo: l

Il conte Funk, colonnello austriaco, mi guarda con occhi spaventati e un sorriso stiracchiato: Vous voulez rire, vous voulez rire, monsieur le lieutenant! No, no, signor colonnello, non rido. Oh monsieur le lieutenant, vous voulez rire, vous voulez rire! Non rido, insisto su queste notti d'amore, che io intuisco veramente degne di noi vincitori. Pausa avvocatesca.

Ah, allora non potete intendere ciò ch'io ho sofferto.... Ed è inutile ve lo spieghi.... Mio figlio, il mio unico figlio!.... Tante volte, nelle notti, mi è parso veder un'ombra bianca, l'ombra della mia diletta sposa; mi è parso di udir susurrare al mio orecchio: va', non lasciar solo quel fanciullo, che ha bisogno di te; trova nel tuo affetto di padre le forze, il segreto, per fuggire.

In complesso la torpida contessa Zanze aveva l'aria di voler rassegnarsi presto, e S. E. Zaccaria era in molto maggiori angustie di lei. Nessuno però soffriva quanto Fortunata, che passava le notti senza chiuder occhio, piangendo a calde lagrime e pregando i Santi e la Madonna per la salvezza di suo cugino.

Le notti son fredde, tra questi monti; disse il signor Francesco. Ma speriamo che Ella non ci si ritrover

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