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Aggiornato: 28 luglio 2025


Quelle notti passate fuori di casa, avevano dato nell'occhio alla vecchia che li appigionava la camera; la quale aveva notato, come oltre a quelle, si ritirasse anche ogni altra assai al tardi. Accostumata con giovani pigionali, che i più non si davano pensiero, se non di far buon tempo; pensava che qualche intrigo di basso amore, lo tenesse fuori fino a quelle ore insolite; ed era stata più volte a un pelo di lagnarsi con lui, che non l'aveva posta di mezzo in tali faccende. Se egli avesse indovinati i contacci, che colei faceva sui fatti suoi; ne avrebbe preso sdegno, come fanciulla dabbene cui venga usata villania disonesta; e messo in fascio roba, libri, ogni cosa, sarebbe tornato di casa altrove. Ma in tutto il tempo che era stato l

Il suo sgomento, il suo tormento, era che cercassero, che scoprissero Le notti di Giuliana. Ma allora sarebbe passato per ladro col libraio, coi professori, coi suoi compagni e coi parenti di don Giuseppe... con tutti quanti! Il cambio colla grammatica l'avrebbero creduta una storiella! Ladro! Ladro! Ladro! e immaginava quella parola "Ladro!"

Prega il buon romito di Malandaggio che veglia tutte le notti e tutte, perchè sono l'ultime di sua vita, ed a ogni parola di lui ecco un castigo inflitto da Dio agli spiriti del male: quello colle aliuzze crepitanti fu impegolato alla resina gocciante da un troncono, quello punzecchiato colle foglie aghiformi di un pino, l'altro legato colla coda ad un roveto, l'altro propagginato in una buca di calabroni.... O Guidinga, o madonna perduta, se tu fischi verso qualche casetta di montanari, è indizio di sventura!

Tutto ciò in fretta e furia, camminando in punta di piedi, prendendo ogni cosa con la massima precauzione come oggetto da rompere. Era tardi; che non avesse a arrivare a tempo al luogo del ritrovo? Ma ci arrivò che non c'era ancora un'anima, tutto sudato ed ansante. Era una di quelle notti buie che cielo e terra paiono confusi.

Ritirato nella mia stanza, mi gettai sul canapè, piansi dirottamente, e mi addormentai oppresso dalla stanchezza. Mio zio ebbe la delicatezza di non ritornare a parlarmi de' suoi progetti, de' miei amori, lasciando al tempo ed alla riflessione l'incarico di accomodare ogni cosa. Intanto io passava giorni malinconici e notti irrequiete, rotolandomi nel letto senza trovare riposo.

Reduce a' lidi miei, dopo che giacqui Sepolto vivo per cupe notti, Agli affetti più teneri compiacqui Che la sventura non avea interrotti; agli estinti carissimi pur tacqui Culto di preci e di sospir dirotti; Indi a rivisitar presi le antiche Pagine ch'ebbi a dolce veglia amiche.

La chiamata era di solito alle sette, fosse inverno od estate, perchè egli non misurava più il sonno secondo le stagioni, e ne schiacciava poco, in tutte le trecentosessantacinque notti dell'anno.

Certamente, per noi i giorni dipendevan dalle notti, la vita dell'anima s'informava alla vita dei sensi, e conservo a tal riguardo la memoria di due episodî, che segnano a mio credere due punti ben chiari e diversi della nostra parabola amorosa.

Poco a poco, nel segreto del cuore, ella entrava nell'indifferenza, nell'atonia. Le sue notti erano senza sogni. Nella bella stagione, nel maggio fiorito, venne a Santa Maura Paolo de Joanna, un giovanotto a ventott'anni, un po' Dalmata, un po' Italiano, cresciuto a Londra, a Parigi, a Firenze. Era viaggiatore, poeta e ricco tre egoismi armoniosi. Per completare l'accordo, egli era bello.

Egli così ricco, così prodigo, non poteva averla quella donna!... quella donna, che tutte le notti dormiva col suo amante!... Fosse stata casta, onesta, gli sarebbe stata forse indifferente; ma ciò che lo invogliava, che lo accendeva di più, era il vizio che si rifiutava al suo vizio.

Parola Del Giorno

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