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A inverno finito la casa fu lesta. Guglielmo il giorno di Pasqua condusse le due donne a visitare il nuovo quartiere, tutto olezzante di resina. La sera invitò a desinare il sindaco, il parroco, il segretario e parecchi amici; la mensa fu allestita nel gran salone da pranzo del nuovo albergo, e si bevve agli sposi.

Nel più buio della notte, due vassalli portando una bara e una torcia di resina, che rischiara il sentiero di luce vermiglia, si accostano alla porta di Benevento, chiamano la guardia che sonnacchiosa si leva, ode una parola, e brontolando abbassa il ponte, e lascia passare. Giunti alla valle, danno di mano alle zappe, e cominciano a scavare; goccia dalle fronti loro il sudore, ma il terreno è sassoso, e fanno poco frutto: uno di loro cominciando il discorso con fiera bestemmia dice all'altro, non meritare tanto travaglio quel ribaldo del Conte della Cerra, essere il meglio lasciarlo sul campo, chè i lupi avrebbero loro risparmiato la fatica: questi risponde: da che egli si era aperto, gli avrebbe molto miglior modo insegnato: prendesse il morto per le braccia; egli lo afferrò alle gambe, e così lo portarono ad un pozzo poco quinci discosto, gli legarono al collo un sasso di enorme gravezza, e lo precipitarono dentro; miserabile, non indegna fine di tanto scellerato! si dolse la Piet

Il paesaggio svizzero si presentava foltissimo di pini, cosicchè pareva vi ci tuffassimo, e il profumo di resina, l'aria nitida venissero ad incontrarci, penetrandoci beneficamente nei polmoni.

Egli ne distingue le differenti specie, ne indica i segni e i sintomi, e descrive persino gli indizii d’una lebbra incominciata, inveterata, guarita. Nella Bibbia si fa pure menzione di ulceri, di fratture, di contusioni e dei rimedii che venivano impiegati per la loro guarigione, e che consistevano principalmente nel balsamo, nella resina, nelle fasciature e nell’olio.

Due carabinieri camminavano in su e in giù. Più lontano, sulla strada maestra appariva una specie di convoglio funebre con due torcie di resina, diverse guardie di questura delle quali si vedevano luccicare i bottoni al lume delle torcie, e, sopra una barella, portata da quattro contadini, una massa nera, informe. Don Giorgio pensò che doveva scendere, andare in chiesa.

Maometto, col suo bell'elmo lucente in capo, si arrampicò traverso i pini folti e scuri, da cui esalava acuto odore di resina. Un leggiero soffio di vento faceva dondolar quelle braccia protese in giro e tratto tratto fischiava in alto con un tono misterioso e beffardo. La Roncaglia era deserta. Oh! oh! mormorò Maometto. Che il diavolo ci voglia guastare la festa?

Nella grande stanza deserta, il sole d'agosto entrava a fiotti dalle vetrate senza tende, e gli armadii intorno sapevano di resina, e i mosconi ronzavano contro i cristalli mentre lo stridio non interrotto delle cicale sembrava arrecare su dalla valle il saluto trionfale della terra feconda.

E scesero. Appena si furono affacciati alla porta, che agli occhi di Manfredi occorse un pietoso spettacolo: su gli estremi gradini, disposti in soave atto di amore, stavano la moglie e i figli suoi: ei gli aveva dimenticati! tanto possono le cure del trono che facciano dimenticare all'anima gran parte di lei? la luce sinistra delle torce di resina, i globi di fumo alteravano punto quelle care sembianze; bene dentro sentivano scoppiare le lagrime, ma per non affliggere il Re sorridevano: bellezza quasi ideale di tenerezza! Una pace mesta usciva loro da tutta la persona, e si diffondeva sul cuore pei riguardanti; parevano una benedizione del padre, che dal capezzale non lascia ai figliuoli che il retaggio della giustizia: era su que' volti spavento, era malinconia, era speranza, espressione simile a quella del devoto, che, timoroso del giorno dell'ira, inalza una preghiera in espiazione, e nel fervore dell'offerta gli raggia in fronte la fidanza di placare l'Onnipotente vendicatore. Perchè Manfredi abbassa la visiera? Teme egli che sveli la sua faccia il rimorso di averli dimenticati, o la piet

Una volta inseguì una nave carica di trecento fanciulle tra le più belle della Grecia e della Georgia, comprate ed educate pe ’l Califfo da un mercante di Bagdad; la raggiunse nelle acque di Scio, e la predò. Poi, nella sera, dinanzi a un promontorio coperto di pini, egli bandì per la sua flotta un convivio. La selva di pini incendiata illuminò e profumò di resina la festa; i corsali, che nelle continue fazioni avevano sofferto castit

Una luce di rogo crepita improvvisamente dietro di noi: sono strani viluppi neri di resina e catrame che cuociono e fumano sospesi su cavalletti come porci impalati, spandendo un acre odore-vapore anti-ipritico. La trincea sembra un laboratorio chimico pieno di scienziati impazziti.