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Il Conte di Caserta si accostò alla parete accennando cadere; lo sostenne subito il Conte di Cerra che aggiunse: «Oh! di ciò dunque non si faccia più parola. Messere, se alcuna cosa può in voi la preghiera di un fedele servitore vostro, abbandonate questi luoghi spaventosi, date alla terra quello che appartiene alla terra, le reliquie dei morti.

Lo conoscerò, lo ucciderò io stesso in questa medesima notte.» E così dicendo si precipitava verso la porta: gli si parò davanti il Conte di Cerra, e gli disse ad alta voce: «Importa che voi mi ascoltiate

«Oh! che parlate, mio nobile protettoreriprese il Cerra con atto di ossequio «io non ho mai tanto ferventemente ringraziato il Cielo quanto ora, che mi concede occasione di mostrarvi la mia riconoscenza col mettermi a rischio della vita per voi: meco stesso ho giurato di partecipare alle vostre gioie, ai vostri supplizii

«Troppa graziarispose sorridendo il Conte della Cerra; e cavata una chiave, schiuse una porticella assicurata da forti sbarre di ferro. Ciò fatto, vi sporse il capo e chiamò: «Gisfredo! GisfredoDopo poco tempo comparve una testa, poi le spalle, e il petto di un uomo, come quando ascendiamo una scala.

«Come vi piacerispondeva il Conte della Cerra, ed omettendo due o tre pagine continuando leggeva: «Gi

Intanto il Conte di Cerra rilevatosi si aggiustava le vesti scomposte, mostrando nella faccia livida la paura del passato pericolo. «Conte di Casertadopo alcun tempo disse il Conte di Cerra accostandosi all'uscio della camera; «ditemi di grazia: che cosa farete ai vostri nemici, se tale vi comportate con gli amici e fedeli servitori vostri

«Melanconie, Baroneriprese il Conte della Cerra «melanconie; pensiamo a dominare; così ab eterno ci ha privilegiati Natura. Ma ora che ci penso, va bene che voi amiate la libert

Il Conte della Cerra gli si fece all'orecchio; lo domandò di alcuna cosa, alla quale avendo egli risposto col cenno del capo affermativamente, si volse a Rogiero, e disse: «Potete avanzarviAccorse Rogiero, e senza esitare si cacciò giù per la scaletta strettissima. I due Conti gli tenevano dietro: Gisfredo lo precedeva facendogli lume con la lanterna che aveva recata.

Alfine parve tutto convenuto tra loro; allora il Conte di Cerra, giubbilando, con quella sua orribile contorsione di volto, domandò: «Messere, che parvene di questo mio ritrovato

«Nel maggio e giugno dell'istesso anno, mentre ero nelle case della Lucania ricevei una lettera del Cerra, nella quale mi ripeteva la preghiera: risposi che avrei fatto il possibile per servirlo. Difatti avendo risaputo alcuni giorni dopo, che il furto delle cavalle era stato commesso da taluni della mia banda, li costrinsi a restituirle immediatamente.