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Aggiornato: 7 giugno 2025
Le campane suonavano a festa, e l'eco si ripeteva confusamente intorno la valle, riempiendo l'aria di onde sonore. I montanari scendevano dalle alture, accompagnati dalle loro donne, vestite a varii colori. Era una bella giornata d'autunno, e la popolazione raccolta sul sagrato della chiesa dava un aspetto allegro al villaggio. Tutti mi guardavano con curiosit
Dalla porta rimasta socchiusa penetrò un rumore di coperchi e di ferramenta percosse; i montanari andavano intorno per Lizzola e salutavano a quel modo il terminare dell'anno. Uno viene e l'altro va! gridavano. E il loro grido, portato dal vento in fondo alla valle, vi era poi ripetuto migliaia di volte.
Alla quale intento, mirava dai poggetti, dagli scenderelli, dai tragetti, sbucare i villani, a larghi cappelli di treccia bianchi, con nastri rossi e neri; e quadriglie di contadinotte che, cammin facendo, trecciavano la paglia. Questi sono i robusti montanari di Lucca.
Ma il giorno dopo si sentì gran fracasso di grida e corni su la via; arrivarono tre cavalli in fila, tirando un enorme ariete carico di montanari col tabarro e le scuriade: la neve, fessa da quel mostro lento, dividevasi raccogliendosi ai lati della strada. Ecco, la Roncaglia è spazzata mormorò Elena all'infermo. Vuoi ch'io vada a Bondione?
Anche la sua mamma era di cattivo umore, si lagnava sempre dei suoi mali, borbottava perchè egli non le raccontava più nulla e Francesco non scriveva. Ed egli continuava la sua vita faticosa, sempre in giro sulla montagna, carico di pacchi e di lettere, che portavano ora la gioia ora la tristezza nei tugurii di quei montanari.
Qui si stringeva una mano di montanari intorno a varj soldati che eran pur nati sui colli, altrove gli amici insieme prendeano riposo dalle fatiche: ove si conveniva ad un desco, ove si allestiva un cibo, e mentre l'uno si tenea buono se rendeva acquavite per latte, l'altro era desioso a più spiritosi beveraggi.
Su quella strada camminavano due uomini. Amendue rozzamente vestiti ma con pulitezza, portavano ad armacollo lo schioppo ed appesa alla cintola l'aguzza falce dei montanari di Val di Mone. Il loro passo era rapido, e siccome nati fra quelle balze, lesti varcavano i massi per ogni dove seminati ed oltrepassavano i ruscellini impaludanti la via.
Qui il narratore prese fiato e fece un sorrisetto al suo uditore. È vero questo? domandò Gino, che non aveva perduto una sillaba. Che il lago della Ninfa è senza fondo? disse Don Pietro. Non voglio crederlo. Che c'è un vortice in mezzo? Non appare, ch'io sappia, da nessun movimento della superficie. È voce antica, e si ripete da tutti i nostri montanari; ecco tutto.
Tutti meravigliavano come a ciò si fosse condotto Girani, esso da tutti tenuto valoroso ed onorato; ma alcuni montanari che asserivano aver veduto un soldato fuggire a suo potere verso il colle, diedero maggiori argomenti al dubitare, sicchè il Generale ordinò che ad ogni modo venisse inseguíto.
Non mi rispose, e poco dopo continuò: I nostri montanari hanno l'abitudine d'emigrare in lontani paesi per sostentare le loro famiglie col lavoro e fare qualche risparmio. Talvolta ritornano a casa ricchi o almeno ben provveduti, talvolta affranti dagli stenti, dalle privazioni, ammalati e più poveri di prima. Ecco il nostro caso. Si tratta di un padre di famiglia ritornato misero e infermo.
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