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Aggiornato: 6 giugno 2025


Talora non voleva leggere, udir leggere, non voleva correre, star quieto, guidare il suo cavallo ch'era Nicla, ascoltar le favole che lo avevano sempre dilettato. E un giorno Nicla scattò: Che vuoi tu? Che vuoi tu, brutto ragazzo? che possiamo fare per te? Andremo a prenderti il sole e la luna e tutti i pesci d'argento che sono nel lago?

È venuta a trovare Brunello, un suo figliuolo di sette o otto anni, che sta qui, alla villa Florida. Eh , , pur troppo! soggiunse il cavaliere Maurizio. Oltre il bambino, c'è il padre, uno scavezzacollo; e la villa Florida è a cinta a cinta col nostro giardino. E Brunello è amico intimo di Nicoletta. Non è vero, Nicoletta? Inseparabile! dichiarò Nicla.

E disse, quasi a conchiudere un suo pensiero: Vuoi che ti baci dietro le orecchie?... Abbassa il capo, che ti bacio dietro le orecchie.... E dopo, farai così.... Con le labbra modulò un lieve lungo sospiro. Che dici? esclamò Nicla, gettandolo quasi dalle ginocchia a terra, e guardandolo offesa.

Guarda qui; il laghetto che tu formavi con le tue mani; qui, dietro questo rialzo, era la capitale; in questa baia ricoveravi la goletta; e qui disponevi i tuoi soldatini. Ricordi, amore, ricordi tutto? Dimmi che ricordi tutto, bambino mio! Dimmi che sei ancora mio come in quei giorni!... Sono tuo, più che in quei giorni! rispose Bruno. Assai più che in quei giorni, Nicla!...

Bruno ingoiò una tazza di , sogguardando il conte, fattosi canuto precocemente ma sempre mellifluo, con un sorriso dolciastro sulle labbra. Il giovane sentiva in lui l'ipocrisia. S'alzò, s'inchinò e se ne andò. Duccio Massenti! Aveva un vecchio conto da saldare; ricordava bene ch'egli aveva offesa Nicla in altri tempi; non sapeva come, non sapeva perchè, ma l'aveva offesa.

Nicla fece una pausa, s'avvicinò al fanciullo, e presogli il capo fra le mani, lo baciò due volte. Ti piace, dunque? ella disse, felice. Più che le favole, più che giuocare al cavallo, più che stare sui miei ginocchi a leggere i viaggi? Io quando sarò grande rispose Brunello solennemente dirò anch'io così. Sarai anche tu poeta? domandò Nicla.

E questa, per togliere l'ombra che andava addensandosi tra Duccio e Bruno, seguitò: Sai che anche il conte Duccio conosce la tua mamma? La conosce? ripetè Bruno senza voltare il capo dalla parte dell'altro. E gli piace? Nicla diresse l'occhio inavvertitamente al viso di Duccio e fu stupita di cogliergli sulle labbra un sottile ambiguo sorriso, ch'egli s'affrettò a dissimulare.

Ogni più piccolo particolare, disse Bruno. Tu avevi un cappello coi papaveri. Io ti dissi che eri bella, e ti baciai sulle guance. Tu mi stringesti al petto. Ti chiamai Nicla; e tu mi dicesti di chiamarti sempre così.... Sono passati dodici anni, amore mio! mormorò Nicla.

La contessa, tenendo la mano nella mano di Nicla, la trasse a e la baciò leggermente sulle guance. Arrivederci! ripetè poi. Arrivederci, contessa! Buon viaggio!... Non tardi troppo! Addio, Nicla! A domani! gridò Bruno alla fanciulla, riprendendo la mano di sua madre. Ma allontanandosi, le due giovani si volsero più volte e si sorrisero.

E non se n'era rammentato che la sera stessa della gita in barca, con Nicla e Duccio, per aver pretesto a un'altra gita, la quale cancellasse dal suo cuore e dal cuore di Nicla la triste impressione, il ricordo amaro della prima. Nicla aveva capito.

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