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Aggiornato: 6 luglio 2025


Nicla si raddrizzò sul busto, pallidissima, e piantò in faccia al conte gli occhi scuri. Perchè questa commedia? disse. Ebbene? egli rispose, cercando di vincere la sua irritata agitazione. Che è avvenuto? che vuole significare il suo sguardo di rimprovero? Ma Nicla insisteva a fissarlo, con disperato stupore dentro gli occhi, che Duccio abbassò un istante i suoi.

Non sapeva dirsene la ragione; eppure quando vedeva Claudia col volto a un dito dal volto di Bruno, e vedeva quegli occhi velarsi e promettere, Nicla domava a fatica l'impeto di gettarsi tra il giovane e la signora e di cacciar la signora come l'avesse sorpresa a rubarle qualche cosa che le apparteneva. Claudia, invelenita dalla mordente indifferenza di Bruno, s'era fatta ardita.

Sveltissima tra queste era una signora sui ventiquattro anni, bella d'una bellezza sensuale, i cui occhi velati potevan dire le parole che la bocca taceva. Si chiamava Claudia Viviani; e avendo più volte incontralo Bruno presso Nicla, n'era rimasta assai piacevolmente impressionata.

Tornato da paesi remoti con gli occhi foschi entro i quali mille vicende oscure s'eran riflettute e le cuspidi dei campanili e il volo dei colombi, era venuto a cercarla, balzandole innanzi d'un tratto, sorridente e fiducioso. Un'ora prima, l'uno non sapeva dell'altra; ambedue credevano la vita più mesta che non fosse. Nicla abbassò gli occhi a guardarlo.

E io ti farò molto bene! promise Nicla. Ora va; aspetto visite. Non voglio che tu ti confonda con gli altri; non voglio distruggere quest'ora con discorsi insignificanti. Sulla soglia, Bruno si volse, si chinò a baciar le mani di Nicla, una dopo l'altra, ardentemente. Sei mia! disse. Ella col capo gli fece un cenno di promessa, sorridendo.

E Nicla gli sorrideva per gratitudine, certa che nessun pericolo li minacciava or mai più.

Spero che ci rivedremo, e tornerai dalla signorina Nicoletta. Bruno afferrò la mano scarna del vetturale e sorrise. È molto lontana? dimandò. , laggiù, dietro i monti; ma con la ferrovia si fa più presto! rispose Vico. Nicla laggiù dietro i monti! Non poteva nemmeno udir la sua voce!

Com'è bello, osservò Bruno, il riflesso di porpora sul tuo vestito d'acciaio! Sembra che la tua anima proietti una luce. Ti ricordi il giorno in cui ho messo per te un abito simile a questo? domandò Nicla. L'ultimo giorno. E tu non volevi dirmi che lo avrei indossato per me. Io ne rimasi tanto mortificato.... Nicla rise. È vero, è vero! esclamò. Abbassavi il capo e mostravi il broncio.

Nicla si alzò per dare la buona notte. Addio, mamma! disse. Addio, pap

Ti voglio bene ancora, ti voglio bene sempre lo rassicurò Nicla, ma oggi non sei stato savio, e torniamo a casa più presto. Egli non protestò, accettando la punizione; ma Nicla fu stupita che non chiedesse perchè lo puniva. Il piccolo sapeva, aveva compreso. Donde veniva il faunetto? Quale strana perfida esistenza aveva avuto lui per testimonio?

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