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Aggiornato: 6 giugno 2025
Era tra loro il ricordo or malinconico ora ridente del fanciullo lontano; e sembrava che quel grande amico di Nicla li avvicinasse con le piccole mani e stesse tra l'uno e l'altro come un fratello veramente; talchè Nicla si diceva che di Gigi Barbano egli forse non sarebbe stato geloso e i suoi occhi non si sarebbero fatti per lui inquieti e torbidi.
E lo baciò sulla fronte e sugli occhi; egli ebbe un brivido e si fece pallido. Ti ricordi, riprese Nicla, tenendolo ancora per mano, ciò che mi disse un giorno tuo padre?... Eravamo nel bosco; egli venne a ringraziarmi perchè stavo sempre con te. E mi disse: «Lei potr
Ma Bruno rimase alla finestra per bere tutto il veleno che i fiori gli prodigavano e impallidire di desiderio e di passione. Ogni giorno e per tutti i giorni ch'egli rimase a villa Barbano, quella sorda tempesta andò in lui e in Nicla imperversando.
Farò la signora, come le altre. disse Nicla. Sarò forse contessa. Come la mamma? Nicla osservò attentamente Bruno, aspettando con ingenuit
No, no, no! disse Brunello, scuotendo il capo. La coscienza, l'onore, sono parole: io non posso vivere senza Nicla, e Nicla non può vivere senza di me. La contessa si levò pianamente e avvicinatasi al giovane gli osservò: Tu parli gi
Nicla riflettè un istante, poi si mise a ridere. Come vuoi tu ch'io sappia? rispose. Non lo so davvero. È un fanciullo: per me è Brunello, col bastimentino sotto il braccio. Tocca alle altre donne giudicare. Chiamarlo bel giovane, mi sembra un'ironia. Gigi trasse la donna a sè e la baciò sui capelli. Cara, disse con tenerezza. Anche tu sei una fanciulla!...
Non potrai sederti ai miei piedi.... Lo so, ripetè Bruno. Nemmeno quando saremo soli, aggiunse Nicla, esitando un poco. E sentendosi arrossire, volse il capo perchè Bruno non vedesse. Nemmeno? egli pregò con voce supplichevole. No. Non è possibile! confermò Nicla. Abbiamo sognato! disse Bruno dolente. Nicla gli sorrise e gli prese le mani. T'inganni, rispose.
Perchè? domandò Bruno. Lo saprai più tardi! ripetè Nicla. Stettero in silenzio qualche tempo; e Bruno levò gli occhi a fissar la donna, che appariva tutta candida sul turchino compatto del cielo. Come sei bella! disse. Ti piaccio? ella rispose. Nicla, non torturarmi! esclamò Bruno, abbassando il capo. Ella gli rialzò il volto perchè la guardasse ancora.
Quando ella gli diceva di appoggiare il capo sulle sue ginocchia, egli tentava di rifiutare; quando ella gli passava le mani sui capelli e sul volto, egli tratteneva un fremito, e con garbo, sorridendo, le allontanava. Non mi vuoi più bene? chiedeva Nicla. Sì, egli rispondeva con voce malcerta. Perchè non lasci che ti accarezzi? Non so.
Nicla ricordò i consigli e gli ordini di suo padre, il cavaliere Maurizio; bisognava con quell'uomo, con quel personaggio rotto a ogni vizio, essere freddi e contegnosi. Ma come poteva ella respingere una parola di ringraziamento, come non esser turbata vedendo colui del quale tanto si parlava tra i borghesi timorati e guardinghi? Oh no, non mi annoia! esclamò Nicla. È molto savio!
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