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Aggiornato: 9 giugno 2025
E la parola si affogò nella strozza, per collera, per amore, per gelosia. Poi ella si rizzò in tutta la sua altezza: Sposi tu Roberto Montefiore, Maria? chiese brevemente. Lo sposo, Giovanna disse quella in piedi, seria, tranquilla. E perchè? Perchè l'amo. I due sguardi, egualmente innamorati, egualmente disperati, s'incontrarono come due lame nemiche.
Addosso i vinti, che ne gian dolenti Verso le navi, ei per lo mar trascorse; Ed ecco, che di nubi e che di venti Grave tempesta e subitana sorse; Così tremendo a le nemiche genti Violenza d'un turbine l'absorse, Ed a voi senza lui fragil speranza Per la vittoria e per lo scampo avanza.
Alle prime fucilate della sinistra nemica contro l'assalente, seconda centuria, Nullo ordinò la carica, ed i suoi prodi, assuefatti ad assalire a ferro freddo, furono in un momento sotto le barricate nemiche, e poco soffrirono dalla grandine di palle che partivano da quelle. Soffrì di più la terza centuria che, caricando in coda, riceveva le cariche sfioranti le teste di coloro che precedevano.
Va bene. Dalla Romea. E si lasciarono. Fra le segrete nemiche di Nan
Allora cominciava un miserabile eccidio: le spade nemiche gl'incalzavano con ardore bestiale; quanti incontrarono resistenti, o cadenti, trucidarono; la et
E i difensori delle batterie fecero pure miracoli e innanzi tutti i cannonieri inferiori per l'armi, mal coperti da terrapieni improvvisati, costretti a combattere con pezzi da campagna contro pezzi d'assedio più di una volta fecero tacere le batterie nemiche; ne sconquassarono o ne demolirono le opere, strapparono per la giustezza dei tiri e l'intrepidezza della difesa grida d'ammirazione anche agli stessi nemici.
I Francesi non istettero a perdere tempo e nella notte del quattro al cinque giugno condussero la prima parallela di assedio a trecento circa metri dal punto designato da loro per lo assalto; in ciò essi seguivano i precetti dei loro maestri di guerra Vauban, e Cormontaigne; altri ingegneri operarono altramente, chi allontanandosi, e chi più accostandosi alle mura nemiche; mentre si rammenta Marescot che allo assedio di Landrecy aperse le trincee a 300 metri dalle opere estreme della piazza, Chasselup a Mantova le fece a 100 metri più presso, e Rognat a Tortosa anco meno discosto: ai giorni nostri la distanza di trecento metri non basta in virtù delle armi perfezionate che ti ammazzano anco da 1000 metri lontano, sicchè tornare ai 600 metri come si costumava prima del Vauban non parrebbe troppo, ma i Francesi senza un pericolo al mondo poterono praticare a Roma il modo, che tennero conciossiachè i Romani possedessero solo armi ordinarie e nè manco delle buone.
La mattina del 7 Garibaldi fece levare il campo e verso la mezzanotte del giorno stesso, sotto un acquazzone torrenziale, occupò Palestrina a poche miglia dalle linee nemiche, minacciando così da vicino il suo fianco destro.
Avanzate le manganelle! Se il ponte c'è, per Dio! fate la breccia! tuonava Ugo, tentando di rizzarsi dal terreno sul quale lo inchiodavano le doglie. Cominciarono poco più di dodici uomini, incontro alle frecce nemiche, a trascinare le macchine e a caricarle di sassi, e a porle da assestare i colpi.
Stavano all’incontro pe’ Neri molti de’ popolani con a capo Corso Donati; i Frescobaldi, i Pazzi, i della Tosa. Questo rinnovarsi dell’antica lotta, benchè per breve, ma più violenta, non però fece sì che le sette, invocando i simboli di parte del papa o dell’imperatore, parteggiassero con loro e per loro. I nuovi nomi non furono che una parola d’ordine, cui rispondevano per ravvisarsi le famiglie nemiche. Si accostavano di preferenza a quella fazione d’onde speravano maggior beneficio, o temevano minor danno. Infine, per avervi man forte a schiacciar l’avverso partito escludendolo dagli onori e dai beni della repubblica per ottenerli essi stessi. E infatti, per l’assenza dall’Italia e per l’abbandono dell’imperatore, i Guelfi, non più come un tempo popolari tutti, ma parte ora aristocratici, riuscirono in ultimo a prevalere. E ciò perchè aiutati da papa Bonifacio che da Roma potentemente li favoriva, tanto da mandare un venturiero di Francia a capitanarli, e a far quel gran male che poi diremo. E soprastarono anche per altra ragione. Perchè gli Spini di Firenze che eran banchieri del papa e altri aderenti Neri, allora siccome sempre, nel temporale governo lo circuivano, e volentieri per loro utile lo secondavano. Si ebbe un bel chiedere a Bonifazio s’interponesse a concordia: quella sua indole violenta all’uffizio di paciere non s’affaceva gran fatto. Nondimeno inviò a tal uopo a Firenze il cardinal d’Acquasparta. Inutilmente però. I Bianchi avevan gi
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