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Aggiornato: 12 giugno 2025
L'addovinai pur. Leva! leva! Lasciami spegn...gne...gne...gner quel mocchilone. Addio! Sta' sú, Pilastrino, in su la persona. Te n'hai fatt'una ben...ben...buona, a raso canale. Oh! Stammi cosí bene allegro. Oh! Cosí vogliono esser gli uomini li...liberali! Ohu! oh! co! Guarda come gira ben...bene il tetto in su la piazza! So, so che nol farebbe Iddio che non ci sia qui al mulin di Bertaccio.
PELAMATTI. Di che etá è questo maestro Rampino? PANURGO. Non l'ho mirato in bocca. Ma m'accorgo che tu hai poca voglia di darmele. PELAMATTI. Perché n'hai soverchia di riceverle. PANURGO. Come se dicessi ch'io ti volessi rubar queste vesti. PELAMATTI. Come tu lo dicessi e io me lo vedessi. PANURGO. Altri che tu m'arebbe credito di mille scudi.
Invido ciel che tante stelle e tante in grembo hai sempre e di lor vista godi, a che per cento vie, per cento modi, la mia levar contendi a me davante? N'hai mille e mille di splendor prestante, e pien d'invidia pur t'affanni e rodi! Per cui? sol per colei che, acciò mie lodi sianle piú belle, starmi degna innante.
Vieni con me, e non cercar altro; sarai contento. Oggi è il mercoledì grasso, e un po' di gazzera vogliam farla anche noi: tu n'hai proprio bisogno, te lo dico da buon figliuolo. Gi
Ma qui, se ci è lecita una digressione, vogliamo assumere gravitá anche noi, e rivolgerci proprio con un testo di Orazio a tal uno che ride del guazzabuglio di Giovanni Lorenzo. «E di che ridi tu? Se Giovanni Lorenzo ti presenta l'eroe di Macedonia sotto il nome di «infante don Alessandro», tu sghignazzi, e n'hai ragione.
V'è tal, che avviva Anche la morte, Iddio gridò: tu puoi Resuscitarlo. Torneranno i tempi Di Gregorio e di Sisto! Ai tuoi soggetti, Se alcun pur n'hai, serba tal gloria: io sono La libert
E che chiegono? il Sangue di questa porta, Veritá tua. E nel sangue tu hai lavate le iniquitá, e tracta la marcia del peccato d'Adam. El Sangue è nostro, però che ce n'hai facto bagno: nol puoi né vuogli disdire a chi te l'adimanda in veritá.
Ne ho veduta una, quest'oggi, in via Luccoli, per la quale darei, Dio mi perdoni, tutte le ostriche che sono ancora nel piatto. Bello sforzo! esclamò il Giuliani. Ce n'hai lasciate sette. Anzi, mi piglio anche queste, e proseguo. Credete alla Sacra Scrittura? Siamo gente battezzata! rispose per tutti il gran maestro Dodero.
O mar, la tua pietá ne è stata crudele avendoci condotti salvi: quanto mi saresti stato pietoso se in quel giorno che n'avemmo tanta paura tu n'avessi sommerso, ché sarebbomo morti contentissimi! n'hai condotto in porto per farci battere in questo scoglio crudele, per farci provare una morte piú acerba e piú dolorosa!
Senti; mi ha detto, ogni bel giuoco dura poco, e il mio è durato fin troppo. Tu non hai più bisogno di me, e puoi lasciarmi andare pei fatti miei. Piuttosto hai bisogno di far la tua strada. Non ti perdere in ragazzate, che n'hai fatte gi
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