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Indi spirò: «Sanz’ essermi proferta da te, la voglia tua discerno meglio che tu qualunque cosa t’è più certa; perch’ io la veggio nel verace speglio che fa di pareglio a l’altre cose, e nulla face lui di pareglio. Tu vuogli udir quant’ è che Dio mi puose ne l’eccelso giardino, ove costei a così lunga scala ti dispuose,

Con vera simplicitá observano el consiglio che dixe la mia Veritá, Verbo incarnato, a quel giovano quando dimandò dicendo: «Che potrei io fare, Maestro, per avere vita etternaEgli disse: «Observa e' comandamenti della Legge». Ed egli rispondendo dixe: «Io gli observo». Ed Egli dixe: «Bene, se tu vuogli essere perfecto, va' e vende ciò che tu hai, e dállo a' povari». El giovano alora si contristò, perché le ricchezze che egli aveva le teneva ancora con troppo amore, e però si contristò.

Indi spirò: «Sanz’ essermi proferta da te, la voglia tua discerno meglio che tu qualunque cosa t’è più certa; perch’ io la veggio nel verace speglio che fa di pareglio a l’altre cose, e nulla face lui di pareglio. Tu vuogli udir quant’ è che Dio mi puose ne l’eccelso giardino, ove costei a così lunga scala ti dispuose,

E perché tu se' infinito e noi finiti, però dái tu quello che la tua creatura, che ha in ragione, non può sa tanto desiderare: per quel modo che tu sai, puoi e vuogli satisfare a l'anima e saziarla di quelle cose che ella non t'adimanda, per quel modo tanto dolce e piacevole quanto tu le dái.

La terza è appellata Melpomene quasi «melempio comene» cioè «facente stare la meditazione»; accioché primieramente sia il volere, e appresso che quello ti diletti che tu vuogli, e, oltre a ciò, perseverare, meditando quello che tu disideri.

E nel cuore gli mette cotali pensieri: Che fai tu, misero? ove vuo' tu andare? da qual parte comincerai tu a rendere i furti, le ruberie e le baratterie e i denari in mille modi male acquistati? vuo' tu lasciare quello che tu hai, per quello che tu non sai se tu l'avrai? vuo' tu avere tanta fatica, tanto tempo perduto, quanto tu hai messo in ragunare? vuo' tu venire alla mercé degli uomini? come faranno i figliuoli tuoi? vuogli tu vedere morir di fame? come fará la tua bella donna, e tu, misero, come farai?

Alcuna volta con lo spregiare per farlo venire a confusione, dicendo: Questo bene che tu hai cominciato non ti vale per li peccati e difecti tuoi. E questo fa per farlo tornare indietro e farli lassare quello poco de l'exercizio che egli ha preso. Alcuna volta col dilecto, cioè con la speranza che egli piglia della misericordia mia, dicendo: A che ti vuogli affadigare?

Però che piú gloria e loda pare che torni a te a salvare tante creature, che a lassarle obstinate permanere nella durizia loro. A te, Padre etterno, ogni cosa è possibile: poniamo che tu ci creasti senza noi, ma salvare senza noi questo non vuogli fare; ma pregoti che sforzi la volontá loro e dispongali a volere quello che essi non vogliono. Questo t'adimando per la tua infinita misericordia.

Solo Io el posso saziare. E però questi miserabili, posti in tanta ciechitá, sempre s'affannano e mai non si saziano, e desiderano quel che non possono avere, perché non l'adimandano a me che li posso saziare. Vuogli ti dica come essi stanno in pene? Tu sai che l'amore sempre pena, perdendo quella cosa con cui essi si son conformati.

Egli, come vasello disposto e reformato dalla bontá mia, perché non fece resistenzia quando fu percosso, anche dixe: «Signore mio, che vuogli tu che io faccia? Dimi quello che tue vuogli che io faccia, e io el farò»; Io gliel'insegnai, quando gli posi Cristo crucifixo dinanzi ad l'occhio suo, vestendolo della doctrina della mia Veritá.