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Indi spirò: «Sanz’ essermi proferta da te, la voglia tua discerno meglio che tu qualunque cosa t’è più certa; perch’ io la veggio nel verace speglio che fa di pareglio a l’altre cose, e nulla face lui di pareglio. Tu vuogli udir quant’ è che Dio mi puose ne l’eccelso giardino, ove costei a così lunga scala ti dispuose,

e però ch’io mi sia e perch’ io paia più gaudïoso a te, non mi domandi, che alcun altro in questa turba gaia. Tu credi ’l vero; ché i minori e ’ grandi di questa vita miran ne lo speglio in che, prima che pensi, il pensier pandi; ma perché ’l sacro amore in che io veglio con perpetüa vista e che m’asseta di dolce disïar, s’adempia meglio,

Indi spiro`: <<Sanz'essermi proferta da te, la voglia tua discerno meglio che tu qualunque cosa t'e` piu` certa; perch'io la veggio nel verace speglio che fa di se' pareglio a l'altre cose, e nulla face lui di se' pareglio. Tu vuogli udir quant'e` che Dio mi puose ne l'eccelso giardino, ove costei a cosi` lunga scala ti dispuose,

e pero` ch'io mi sia e perch'io paia piu` gaudioso a te, non mi domandi, che alcun altro in questa turba gaia. Tu credi 'l vero; che' i minori e grandi di questa vita miran ne lo speglio in che, prima che pensi, il pensier pandi; ma perche' 'l sacro amore in che io veglio con perpetua vista e che m'asseta di dolce disiar, s'adempia meglio,

Cleon nostro Di beato far nulla inclito speglio. Dicono che il Manzoni vecchio si compiacesse molto di quella canzonatura dell'amico, e non mi parrebbe niente improbabile, che quelle famose parole de' Promessi Sposi, le quali si pigliano generalmente come un complimento puro e semplice al poeta Giovanni Torti, fossero pure un'amabile vendetta intima di Cleone.

Dentro dal monte sta dritto un gran veglio, che tien volte le spalle inver' Dammiata e Roma guarda come suo speglio. La sua testa e` di fin oro formata, e puro argento son le braccia e 'l petto, poi e` di rame infino a la forcata; da indi in giuso e` tutto ferro eletto, salvo che 'l destro piede e` terra cotta; e sta 'n su quel piu` che 'n su l'altro, eretto.

Giusto ministro a Dio, quivi governa L'occhio tuo, speglio a' Suoi chiarori immensi; Levando in core mal vapor non viensi Che l'ombra ei non ne segni e non ne scerna. Ma se da te rimorso, idea severa, Dico tremante la fralezza mia A la mortale tua persona vera, Sorridendo mi bacia tanto pia Ch'io veggo in te come in arcana spera Quanto il Signor giusto e clemente sia.

Indi spiro`: <<Sanz'essermi proferta da te, la voglia tua discerno meglio che tu qualunque cosa t'e` piu` certa; perch'io la veggio nel verace speglio che fa di se' pareglio a l'altre cose, e nulla face lui di se' pareglio. Tu vuogli udir quant'e` che Dio mi puose ne l'eccelso giardino, ove costei a cosi` lunga scala ti dispuose,

Indi spirò: «Sanz’ essermi proferta da te, la voglia tua discerno meglio che tu qualunque cosa t’è più certa; perch’ io la veggio nel verace speglio che fa di pareglio a l’altre cose, e nulla face lui di pareglio. Tu vuogli udir quant’ è che Dio mi puose ne l’eccelso giardino, ove costei a così lunga scala ti dispuose,

82 Virtude andava intorno con lo speglio che fa veder ne l'anima ogni ruga: nessun vi si mirò, se non un veglio a cui il sangue l'et