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Aggiornato: 23 maggio 2025
Sullo scrittoio erano ammonticchiati molte carte, giornali e manoscritti. E sopra un'altra tavola v'era una macchina da scrivere. Oh! disse Aldo sconcertato, non so scrivere a macchina. Non importa! dissero ad una voce le due signore. L'abbiamo messa lì per il caso che sapeste servirvene, disse Mrs Doyle. E poi gli mostrò il lavoro che doveva fare.
Non vedo cosa farebbe mio marito in un atelier, disse Nancy. Ma Aldo le pestò il piede per farla tacere. Non puoi lasciarla dire? le sussurrò in italiano. Dunque, continuò Mrs Doyle, voi avreste l'atelier. Va bene. E' un'elegante idea quella dell'atelier. Ma vostra moglie... Mia moglie è una grande poetessa, disse Aldo.
L'indomani mattina discesi per tempo, e fui bene sorpreso di trovare nella sala di lettura Mrs. Yves che stava scrivendo. Mi stese la mano; i miei occhi la interrogarono sul suo scrivere. Sì diss'ella con voce fioca. Sorrideva, ma era pallida pallida. Le posai accanto i miei versi in una busta chiusa, dicendo: La poesia.
Rimasta sola, la signora Van Osten volse ad Aldo un piccolo viso freddo e duro: Perchè siete venuto qui? disse. Aldo sentì subito di essere ridiventato il segretario, e si scusò umilmente: Non avevo più lavoro, disse. Non sapevo cosa fare. Ah, vedo. Lo dirò a mia madre... cioè, a mio marito. In questo punto entrò Mrs Doyle. Sua figlia la trasse presso alla finestra e le parlò a bassa voce.
Una vecchia gallina in parrucca gialla... Si chiama Mrs Doyle. Ecco, adesso lo sai. Adesso sei contenta. Ma Nancy non era contenta. E' inglese? No, no, americana, del Far West. Un volatile delle praterie!... Un'anitra occidentale! Ah, ah, ah! com'è buffa! E Aldo rise lungamente, ma da solo. Quando ebbe completamente terminato di ridere, Nancy inarcando le sopracciglia disse: Ebbene?...
Il Leopardi di miss Yves era in sala di lettura. Vi misi dentro la mia lettera. Il libro aveva un leggero profumo, il profumo delle sue mani, della sua persona, mi metteva le vertigini. Ella discese qualche minuto dopo suonato il pranzo, in una elegante toelette nera, con lunghi pendenti di turchesi che le stavano assai bene fra i crespi capelli biondi e il collo bianco, delicato. Era con Mrs.
Marjorie riconobbe l'indulgente fruscìo delle vesti materne, che lentamente salivano e s'avvicinavano. La moglie di Bertie si alzò e mosse incontro a Mrs Doyle. Mamm
Alla sera, affacciandomi alla porta dove avevo udita la prima volta la sua voce, sentii il noto profumo di rose. Dovetti ritrarmi, con tanto impeto venivano i ricordi di quel momento felice e dell'ultima passeggiata. Mrs. B. s'avvide di me e mi domandò colla sua vocina petulante perchè fuggissi. Mi parlò di Violet. Lì faceva scuro, per fortuna; ella non poteva vedermi in viso.
Nel pomeriggio del quarto giorno la trovai sulle scale dell'albergo. Mi salutò così tranquillamente che tutti i miei sogni, per un momento, caddero; poi mi chiese sorridendo se le tenevo il broncio. Io protestai che me ne stavo in disparte perché la vedevo occupata di suo marito e non volevo essere indiscreto. Mrs.
A giudicare dai suoi modi, che sono esecrabili, essa è probabilmente una gran signora. Mamma! nel mio cuore la speranza apre timidi occhi...» Mrs Doyle era difatti una gran signora. Suo marito era stato uno dei titani fra i «boss» politici degli Stati Uniti. Sua sorella aveva sposato un baronetto inglese.
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