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Aggiornato: 7 maggio 2025


110 Or Rodomonte che notar si vede dinanzi a quei signor di doppio scorno, dal suo re, a cui per riverenza cede, e da la donna sua, tutto in un giorno, quivi non volse più fermare il piede; e de la molta turba ch'avea intorno seco non tolse più che duo sergenti, ed uscì dei moreschi alloggiamenti.

E la pietá, facendo tacere per alcun momento gli odii nazionali, non negava una lagrima poetica neppure a Zayda e a Balaya, belle e sventurate amanti di principi moreschi. |Della poesia castigliana durante il secolo decimoquinto|

C'è qualche bimbo colla bionda chioma... Caso raro!... perchè son tutti neri! Cagliari guarda il mar, mentre al suo fianco Ha liete valli e colli pittoreschi, E larghe vie dal suol sassoso e bianco, Ed irte siepi di fichi moreschi. Grappoli enormi e picciolette viti Ornan le balze ridenti festoni! E all'arse gole fa graziosi inviti Lo scialbo color d'ambra dei limoni.

Figuratevi, da una parte, sopra un'altura, quell'enorme spacconata architettonica del palazzo del Trocadero, con una cupola più alta di quella di San Pietro, fiancheggiata da due torri che arieggiano il campanile, il minareto ed il faro; con quella pancia odiosa e quelle due grandi ali graziosissime, colle sue cento colonnine greche, coi suoi padiglioni moreschi, coi suoi archi bizantini; colorito e decorato come una reggia indiana, da cui precipita un torrente d'acqua in mezzo a una corona di statue dorate: un arco d'anfiteatro immenso che corona l'orizzonte e schiaccia intorno a tutte le altezze. Dalla parte opposta, a una grande distanza, rappresentatevi quell'altro smisurato edificio di vetro e di ferro, dipinto, stemmato, dorato, imbandierato, scintillante, coi suoi tre grandi padiglioni trasparenti, colle sue statue colossali, colle sue sessanta porte, maestoso come un tempio e leggiero come una sola immensa tenda d'un popolo vagabondo. Fra questi due enormi edifizi teatrali, raffiguratevi quel gran fiume e quel gran ponte; e a destra e a sinistra del fiume, un labirinto indescrivibile d'orti e di giardini, di roccie e di laghi, di salite, di discese, di grotte, d'acquarii, di fontane, di scali, di viali fiancheggiati da statue: una miniatura di mondo; una pianura e un'altura su cui ogni popolo della terra ha deposto il suo balocco; un presepio internazionale, popolato di botteghe e di caffè africani ed asiatici, di villini, di musei e d'officine, in mezzo alle quali una piccola citt

Quivi tutti con gli occhi al ciel supini Dio ringraziar del buono avvenimento. Or non v'è più timor de' paladini: il più tristo pagan ne sfida cento; ed è concluso che senza riposo si torni a fare il campo sanguinoso. 29 Corni, bussoni, timpani moreschi empieno il ciel di formidabil suoni: ne l'aria tremolare ai venti freschi si veggon le bandiere e i gonfaloni.

Eravamo nel patio detto de los Arrayanes (dei mirti), che è il più vasto dell'edifizio, e presenta insieme l'aspetto d'una sala, d'un cortile e d'un giardino. Una gran vasca di forma rettangolare, piena d'acqua, cinta d'una siepe di mirto, si stende da un lato all'altro del patio, e riflette come uno specchio gli archi, gli arabeschi e le iscrizioni dei muri. A destra dell'entrata si stendono due ordini sovrapposti d'archi moreschi, sostenuti da leggiere colonne; e dal lato opposto del cortile s'alza una torre, con una porta, per la quale si vedono le interne sale semioscure e le finestrine binate, e di l

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