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«La signora Montoni dorme lassùdisse Bernardino. Dormerispose Emilia salendo. Dorme in quella camera lassùsoggiunse l'uomo.

Fu messa la chiave nella serratura; la porta si aprì, ed entrò Montoni seguito da tre satelliti. «Eseguite i miei ordinidisse loro accennando la moglie; essa mise un grido e fu trascinata via sul momento. Emilia cadde priva di sensi sur una sedia: allorchè rinvenne, si vide sola, e guardando per tutta la stanza con occhi smarriti, sembrava interrogare ogni cosa sul destino della zia.

Emilia scrisse le linee seguenti: «È inutile adesso, o signore, il farvi osservazioni sull'affare del quale il signor Montoni mi dice avervi scritto. Avrei potuto desiderare che lo si concludesse meno precipitosamente; ciò mi avrebbe dato tempo per vincere quant'egli chiama pregiudizi, e il cui peso mi opprime il cuore.

Montoni recossi dalla moglie, ed Emilia non tardò a raggiungerli; essa li trovò in una violenta contesa e voleva ritirarsi, ma la zia la richiamò. «Voi sarete testimonediss'ella, «della mia resistenza. Ora ripetete, o signore, il comando al quale ho tante volte ricusato d'obbedireEgli ordinò severamente alla nipote di ritirarsi. La zia insistè perchè restasse.

Emilia sedette vicino alla porta, perchè i diversi movimenti provati avevano, per così dire, annichilate le sue forze; Montoni fece una breve pausa, poi ripigliò con voce più bassa, ma più severa: «Vi ho detto che potrei citarvi altri esempi del mio potere e del mio carattere. Se voi lo concepiste, non ardireste sfidarlo.

La signora Montoni godeva di trovarsi alfine in una strada piana: raccontò lungamente tutti i timori provati, obliando senza dubbio che ne faceva la descrizione ai compagni dei suoi pericoli; ed aggiunse che sperava presto perder di vista quelle orribili montagne. «Per tutto l'oro del mondodiss'ella, «non farei un'altra volta l'istesso viaggioSi lamentò di stanchezza, e si ritirò di buon'ora. Emilia fece altrettanto, ed intese da Annetta, la cameriera di sua zia, che Cavignì non erasi ingannato a proposito del suonatore di violino. Era colui il figlio di un contadino abitante nella valle vicina, che andava a passare il carnevale a Venezia, e ch'era creduto molto amabile. «Quanto a medisse Annetta, «preferirei vivere in queste boscaglie, e su queste belle colline, che andare in una citt

Emilia si dispose a questo viaggio inaspettato, ed appena ebbe gettati libri ed abiti nel baule, ricevè un secondo avviso; scese nel gabinetto della zia, ove Montoni le rimproverò la sua lentezza. Egli uscì quindi per dare alcuni ordini, e Emilia chiese il motivo di quella partenza subitanea. La zia parve ignorarlo come lei, e che non intraprendesse quel viaggio se non con estrema ripugnanza.

Montoni, intanto, sempre più impaziente di lasciar la Francia, sollecitava i preparativi della partenza, e terminava in fretta ciò che gli restava da fare. Osservò il più profondo silenzio sulle lettere nelle quali Valancourt, disperando d'ottener di più, e moderando la passione che avealo fatto trascendere, sollecitava il permesso soltanto di dire addio ad Emilia.

Il giorno seguente, la Montoni, trovandosi sola con Emilia, le parlò del conte Morano. Parve sorpresa che la sera innanzi non avesse raggiunto le altre gondole, e ripreso così presto la volta di Venezia. Emilia raccontò tutto l'accaduto, esprimendo il suo cordoglio per il malinteso sorto fra lei e Montoni, e supplicò la zia d'interporre i suoi buoni uffici, perchè questi desse al conte un rifiuto decisivo e formale; ma si accorse in breve ch'ella sapeva gi

Abbandonò pertanto la speranza di vivere agiatamente con Valancourt, e decise di ceder tutto a Montoni la mattina seguente, purchè le permettesse di tornarsene tosto in Francia. Queste riflessioni la tennero svegliata tutta notte.