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"Io non so di che cosa mai tu parli," disse Alice. "Ho provato le radici degli alberi, ho provato i poggetti, ho provato le siepi," continuò il Colombo senza badare a lei; "ma i serpenti! Oh non c'è modo di contentarli!" Alice era sempre più meravigliata e confusa, ma pensò ch'era inutile parlare sino a che il Colombo avesse finito.

L'Elena lo guardò meravigliata, co' suoi grandi occhi grigi e limpidi. Ma, all'incontrare quello sguardo, Vicenzino si fece rosso come una fiamma, e, sentendo di non poter tacere più a lungo, si alzò ed uscì in giardino. Passeggiò un pezzo, agitato, nervoso, commosso, ma profondamente felice. Gli era sembrato di leggere una speranza in quegli occhi grigi.

Flora, chi ti mette in bocca queste parole? esclamò il giovine infelice, arrestandosi e aggrappandosi più forte al braccio della fanciulla. Essa pure si scosse un poco meravigliata nell'inseguire l'eco di parole che non aveva mai pensate preparate. Chi aveva parlato in lei? Può essere che parli in te qualcuno a cui bisogna obbedire: ma nella morte dev'essere una gran pace, Flora.

Ella mi guardò meravigliata, e mi strinse la mano senza rispondermi. Aveva ragione di non rispondermi. Ero sciocco; non sapevo dir altro; cominciavo ad accorgermi d'essere monotono. Pensai tante buone cose da dirle; sognai di seguirla a Reggio, di vederla andare in iscena, e poi di proporle di fuggire con me in un piccolo casino svizzero lontano lontano, che mi pareva di vedere, e che era fatto come una pagoda chinese. E poi eravamo gi

La signora parve meravigliata di vedermi e si mostrava imbarazzatissima, tanto più che, essendo entrata colla dimestichezza consueta, voleva non aver l'aria, d'aver commesso una indiscrezione, e si guardava intorno per vedere se qualcuno giungesse ad apprendermi indirettamente che ella usava d'un vecchio diritto. Intanto io m'era inchinato a salutarla, ed aveva fatto per parlare.

Ella ruppe la busta civettuola chiusa da un elegante monogramma, spiegò il foglio profumato di muschio. E s'accinse a leggere, turbata , ma non tanto che non le riuscisse di analizzare il suo turbamento, e di non trovarvi, meravigliata, neanche un briciolo d'amore. C'era la vergogna del fallo commesso, c'era la piet

Allora la si degnò di fare attenzione ai preparativi di pasto luculliano che il marito aveva disposti sopra la tavola. Che cosa è ciò? Dove hai tu presa tutta codesta roba? Te l'hanno ancora data a credito? Oibò!.... L'ho pagata bravamente con quibus sonantibus. E fece saltare il resto dei denari che aveva ancora in tasca. La Rosina meravigliata allargò tanto d'occhi.

No: è lo scherzo d'ogni sera, ma non l'abbiamo detto.... Tu non l'hai detto celiando, come sempre.... Infine incertissima: Che cos'hai, Ugo? Ugo con voce addolorata: Baciala tu per me! Ugo? Imilda, prega il tuo angiolo che nel sonno dica a Dio una parola per me! Ugo, pentito di quel lamento che gli è prorotto, piomba in un silenzio desolato. E Imilda meravigliata e trepidante: Ugo, che c'è?

Finalmente, quando Dio volle, pose il piede sulla soglia della casetta, come sulla vetta del Golgota, sospirando e travolgendo gli occhi. Lucia, meravigliata del suo ritorno, gli chiese che cosa gli recasse. Una buona notizia, disse don Omobono, col fare di chi trangugia un boccone amaro. A modo dell'altra? In tal caso, la tenga per . No... prendete.

Pubblicata in articoli settimanali nel giornale L'Epoca, sollevò una vera tempesta di discussioni in difesa e contro. La stessa autrice fu meravigliata di veder "appassionarsi pel suo scritto una nazione che si occupa soltanto di politica, di tori e di donne."