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Aggiornato: 14 luglio 2025
¹⁸⁶ Meli, Poesie, pp. 361-71. Differenza di ceti, e tra questa, divisione di un medesimo principale ordine religioso, suscitavano e mantenevano gare tra un monastero e l’altro. I monasteri di primissimo ordine guardavano dall’alto al basso quelli che accoglievano monache di famiglie semplicemente civili.
Povero Meli! condannato un secolo dopo alla berlina quando la berlina è rimasta solo di nome, lì nella medesima Villa Giulia, in una amara caricatura di statua, che il Municipio avea avuto la infelice idea di far sorgere nella Piazza di S. Teresa, ed il Municipio stesso ha avuto il buon senso di togliere per regalarla o relegarla in un angolo del pubblico giardino.
È sempre qualche cosa ex magnis inimicitiis excellere. ³⁰⁰ G. Pipitone, Giovanni Meli: I tempi, la vita, le opere, p. 105. Palermo, Sandron, 1898.
³⁶⁵ Palmieri de Miccichè, op. e loc. cit. ³⁶⁶ Meli, Poesie, p. 103. Leggiadre le signore di Calascibetta, di Villarosata, di Castelforte e molte altre minori. ³⁶⁷ Hager, Gemälde, pp. 57 e segg. e 235.
Il vecchio è morto e seppellito: il sistro (azzarinu) si batte con un ferro; ma la Flora non riecheggia più di cembali, nè di canti, nè di balli, nè di grida di venditori. Il chiasso di chi mangiava e bevea all’Astracheddi⁵¹⁷ è appena un ricordo del Meli. Fino i giocatori alle bocce, incomodi e pericolosi ai passanti, sono per sempre scomparsi. Nel 1822 un forestiere trovava gi
L'uomo fa ammirare maggiormente il poeta. E che il Meli fosse davvero un gran poeta nessuno vorr
Intanto, alle sventure domestiche, si aggiungevano una lunga malattia e un furto che lo metteva sul lastrico. I ladri gli avevano svaligiato completamente la casa, portandogli via trecento ducati di laboriosi risparmi, biancheria, vestiti, arnesi. Senza l'aiuto dell'arcivescovo Lopez, il Meli sarebbe morto quasi di fame.
²⁵⁹ Meli, Riflessioni, pp. 10-11. Noi li abbiam veduti fino a quarant’anni fa questi comodi neghittosi, mangiare a due palmenti le pietanze che uscivano dai monasteri. Il Governo li conosceva uno per uno, e sapeva chi di essi fosse vagabondo, chi ceraolo²⁶⁰, chi romito, addestrati tutti alle male arti di spillar danaro con false apparenze.
Altro siciliano, assai più autorevole, il Meli: «Migliaia d’infingardi datisi al commodo mestiere d’accattoni, vanno trascinandosi per la citt
³⁰⁸ Il Meli, Riflessioni cit., p. 6, nel 1800 compiangeva: «Quanti miserabili marciscono nelle carceri per non venire abilitati dall’inesorabile creditore ad una razionale dilazione del loro debito? O pure per essersi il loro processo, per la frequente trascuraggine di chi doveva conservarlo, o per la calca degli affari, scordato o smarrito?
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