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Aggiornato: 14 luglio 2025
²⁸⁰ Meli, Riflessioni cit., p. 8.
Il padre del Meli era morto pazzo; uno dei suoi fratelli si era rovinato per eccessivo scrupolo nei suoi doveri di procuratore; la sorella, che poi moriva matta anche lei, era invasata da tale ardore di carit
Tutto qui è vero: non è il poeta che parla, è un trasteverino che vide e fece: per ciò l'epos nasce naturale e non per convenzione, nella forma dialettale. Il trasteverino è uno egli stesso, ripeto, dei settanta; ha quindi un animo quale ci bisognava alla gran gesta; ha la osservazione profonda e sicura, per quanto commossa, delle cose e degli uomini; ha il cuore risoluto e pietoso: senza descrizioni, senza divagazioni, senza fantasticherie (ché non c'era tempo) ma tenendo conto di tutti i particolari (ché a tutto si doveva badare per vincere o per morire bene, un gruppo com'erano), egli racconta; e nella lontananza di diciotto anni l'ardore rimeditato e risentito dell'animosa sua gioventù gl'illumina del bagliore d'una fantasia severa il racconto; e in quel racconto, nel cospetto di Roma, fra il Tevere e l'Aniene, in quella campagna, con quei nomi, a quella stagione, dalle concitazioni del duro e muscoloso linguaggio la linea epica si solleva e si distende per i venticinque sonetti monumentale. Non mai poesia di dialetto italiano era salita a quest'altezza. Grandissima l'arte e la potenza del Porta e del Belli, ma in una poesia che nega, deride, distrugge: classica quanto si vuole l'arte del Meli, ma fuor della vita, in una Arcadia superiore. Scolpire la idealit
Anche il Meli rimava sul medesimo tono, e con fine ironia ammoniva una ragazza troppo modesta: Nun ti vèstiri a l’antica, C
Certamente il vocabolario del Meli è più vario e più ricco, se si confronta con quelli del Porta e del Belli; ma questo avviene perchè più di met
Vedi anche passim in questo volume. Giovanni Meli guardava di mal occhio, non gi
La poesia dialettale implica naturalmente l'idea della forma popolare. Il Porta e il Belli, due grandissimi poeti, lo hanno istintivamente capito e messo in atto. Il Meli, no. E quando dico forma, non intendo solamente la parola del dialetto, ma il modo di sentire e di concepire il soggetto.
Era un'altra cotta. Nella Casa Grigia a Wareside, Fräulein Müller leggeva ancora la Divina Commedia all'inconscio zio Giacomo. I fiori dei meli oscillavano nella mite aria primaverile. Le farfalle passavano come fiori alati sul capo di Edith che giaceva in un seggiolone al sole, troppo stanca per muoversi e troppo svogliata per leggere.
L’ambiente è sempre uno: tutti lo respirano, e vi prosperano. Queste le scene reali che tuttodì cadono sotto gli occhi del Meli. Cent’anni dopo, un dilettante di lettere, dovea venire a battezzare «arcade di buona fede» il poeta che così aveva scritto!
⁴³⁸ Meli, Poesie, p. 373: Cu’ ci offerisci La tabacchera, Cui la stuccera Ci prujr
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