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Lo straniero che non capisce la differenza fra la lingua italiana ed il dialetto trasteverino, non ride che per la parodia dei modi tragici; ma il romano ride pure pel dialetto. E' un divertimento di carattere tutto locale. Quando il vecchio sire di Ravenna disse, per esempio a Francesca: «Statte mosca» l'ilarit

Pulcinella, parla sempre con una voce gutturale che si presta straordinariamente all'effetto comico e si vale per lo più del più puro dialetto trasteverino. La stravaganza del suo dire è grande, ma spesso i suoi lazzi sono spiritosissimi. È questa dote caratteristica dei popoli di razza latina, particolarmente degl'italiani e degli spagnoli. Nella loro poesia popolare riescono a mescolare, in modo originalissimo, l'elemento tragico con quello comico. Leporello non è punto diverso da Pulcinella. Calderon, meglio forse di ogni altro poeta della sua nazione, ha saputo riprodurne fedelmente e felicemente il carattere popolare, particolarmente nel suo dramma il Mago meraviglioso. Nel nostro Faust del teatro dei burattini, che pur troppo non si recita più che raramente, Pulcinella, quantunque truccato da tedesco, pure conserva la sua vivacit

Tutto qui è vero: non è il poeta che parla, è un trasteverino che vide e fece: per ciò l'epos nasce naturale e non per convenzione, nella forma dialettale. Il trasteverino è uno egli stesso, ripeto, dei settanta; ha quindi un animo quale ci bisognava alla gran gesta; ha la osservazione profonda e sicura, per quanto commossa, delle cose e degli uomini; ha il cuore risoluto e pietoso: senza descrizioni, senza divagazioni, senza fantasticherie (ché non c'era tempo) ma tenendo conto di tutti i particolari (ché a tutto si doveva badare per vincere o per morire bene, un gruppo com'erano), egli racconta; e nella lontananza di diciotto anni l'ardore rimeditato e risentito dell'animosa sua gioventù gl'illumina del bagliore d'una fantasia severa il racconto; e in quel racconto, nel cospetto di Roma, fra il Tevere e l'Aniene, in quella campagna, con quei nomi, a quella stagione, dalle concitazioni del duro e muscoloso linguaggio la linea epica si solleva e si distende per i venticinque sonetti monumentale. Non mai poesia di dialetto italiano era salita a quest'altezza. Grandissima l'arte e la potenza del Porta e del Belli, ma in una poesia che nega, deride, distrugge: classica quanto si vuole l'arte del Meli, ma fuor della vita, in una Arcadia superiore. Scolpire la idealit

Si può assistere al teatro Emiliani anche alla Medea in dialetto romanesco, od a Didone abbandonata, in cui Enea, come fondatore favoloso di Roma, lusinga il popolo coi ricordi eroici. Di ciò basti, ma perchè il lettore possa farsi un'idea del dialetto trasteverino, do qui il principio del cartellone del teatro: TEATRO EMILIANI in Piazza Navona