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Aggiornato: 14 giugno 2025
Ma senti, fischia la macchina, e non vuol più saperne dei nostri discorsi. Qua la mano, mio vecchio, e addio! Il treno si metteva in moto, e il marinaio ebbe appena il tempo di baciare la mano che il suo tenente gli offriva per l'ultima volta.
Gigi era al suo posto, ma distratto, pensando alle feste, ai dolci, ai giuochi, alle battaglie colle palle di neve cogli amici; si affrettava a mettere i fogli sotto la macchina sembrandogli colla fretta di terminar più presto la sua giornata di lavoro. Pinella era come al solito intento ad osservare la sua macchina prediletta e Gigi, che pareva esaltato e non sapesse quello che faceva.
Quando la sua macchina fu pronta, fece posare al sole tutta la famiglia, e si stizziva perchè, vedendo la sua aria importante da provetto fotografo, non potevano star fermi, nè trattenersi dal ridere.
Appena la gioia pazza è sedata, di nuovo in macchina verso un suono strano gemente, umano e non umano, profondo e aereo, inesplicabile, venuto di lontano di sotto terra o dal cielo, il suono mi fruga nel petto, cerca, cerca, trova e mi pugnala il cuore di una dolcezza straziante acutissima... Sole! sole! Sole! Sole!
Quella gran macchina del duomo incompiuta, coperta di tanti impalcamenti quante sono adesso le sue guglie, era tale ormai che gi
Sarah si precipitò verso la sua padrona e la rialzò. Maud era morta... Qualche giorno dopo, il Corsaire scriveva: «Noi eravamo ben ragguagliati sulla situazione mentale della giovane principessa di Lavandall. Ella si è suicidata colla macchina elettrica. La si dice vittima di un amore disperato.»
Sullo scrittoio erano ammonticchiati molte carte, giornali e manoscritti. E sopra un'altra tavola v'era una macchina da scrivere. Oh! disse Aldo sconcertato, non so scrivere a macchina. Non importa! dissero ad una voce le due signore. L'abbiamo messa lì per il caso che sapeste servirvene, disse Mrs Doyle. E poi gli mostrò il lavoro che doveva fare.
E da quel giorno non parlò più a Gigi, e gli tolse il saluto; ma quando passava vicino alla sua macchina, si sentiva venir le lagrime agli occhi. Eppure, quando non aveva altre faccende, era sempre l
Ci avvicinammo alle tre belve sbuffanti, per palparne amorosamente i torridi petti. Io mi stesi sulla mia macchina come un cadavere nella bara, ma subito risuscitai sotto il volante, lama di ghigliottina che minacciava il mio stomaco.
Noi eravamo prostrati... Andammo alla pompa che è lì a pochi passi per rinfrescare la macchina: uno si mise a tirare come un facchino e gli altri bevettero, bevettero con rabbia, quasi per protestare che, se la fortuna ci era avara di vino e di liquori, essi se la ridevano di lei e gliela facevano in barba.
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