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Aggiornato: 27 giugno 2025
Io m'ero posto dietro le spalle d'Eugenio e portando gli occhi ora sopra Clelia, ora sopra la matita di Eugenio, aveva visto da quel fondo bianco uscire mano mano la fisonomia adorata della mia compagna erano i suoi occhi, i suoi grandi occhi, la sua bocca leggiadra, sorridente, i suoi capelli lucenti ogni traccia di carbone era un soffio novello che infondeva sempre maggior vita in quella fantastica creazione.
M'ero disteso in una larga poltrona, con un libro fra le mani, assolutamente deciso a non prender parte alla conversazione; Lidia volgeva il capo di tanto in tanto dal mio lato, con quell'espressione di riposo, che mi dava qualche sospetto. Perchè Lidia era così sana e lieta di giovanezza, quando Laura moriva?
Ed io m'ero sentito trattenere da una mano di ferro, e cacciare innanzi, come alla morte. Così l'immagine, più detestabile della morte medesima, mi si era impressa negli occhi. Sempre la vedevo. E pensavo, perduto: Che ti rimane oramai?
Ma l'indomani, nella tormentosa corsa del viaggio, avevo lasciato, ad ogni fermata, un brandello di coteste pazze speranze, E le avevo viste spenzolar sanguinanti al vento, tra le lagrime, mentre mi allontanavo. A capo chino m'ero avviato a casa, premuto alle calcagna da una paura inenarrabile.
M'ero studiato di mostrarmi indifferente al racconto e di ascoltarlo con quell'aria di profonda indifferenza che non accetta e non rifiuta. Ma egli era riuscito a cattivarsi la mia attenzione. E a questo punto non potei trattenermi dal chiedere: E il preferito chi era?
Ero dunque al teatro. Si rappresentava non importa che; non l'ho mai saputo. Ero distrattissimo. Due giorni prima l'avevo rotta con Delia e capirete bene!... avevo ben altro per la testa che lo spettacolo. M'annoiavo, da uomo educato, pisolando a occhi aperti. Fantasticavo. M'ero sdraiato per bene nello scanno. Avevo meco il mio fido bastone che, in mancanza di figli, sar
I soliti sintomi della bronchite mancavano. Il bambino era tranquillo, aveva qualche lieve accesso di tosse a lunghi intervalli, prendeva il latte con la frequenza consueta, dormiva d'un sonno grave ed eguale. Io stesso, ingannato dalle apparenze, dubitavo: "Dunque il mio tentativo è stato inutile. Pare ch'egli non debba morire. Che vita tenace!" E mi tornò il rancore primitivo contro di lui, più acre. Il suo aspetto calmo e roseo mi esasperò. Avevo dunque sofferto tutte quelle angosce, m'ero esposto a quel pericolo per nulla! Si mesceva alla mia collera sorda una specie di stupore superstizioso per la straordinaria tenacit
S'era spalancata la porta e Matteo Barra, il mio compagno di studio e di stanza, quasi mi si precipitava addosso. Io m'ero levato, commosso. Buon figliuolo! Il portinaio, o qualche comune amico, o il solito bollettino del Ministero gli avevano partecipato la mia nomina... Come hai saputo? Da chi? Ci eravamo abbracciati e baciati. Egli mi guardava, ora, con gli occhi ridenti.
Ma la persuasione che una rottura con Lucilla era inevitabile non era fatta per consolar Roberto. Quando per tanti anni s'è vissuti in un pensiero, quando non s'è compresa la vita che confusa nella vita d'un'altra persona, il bel gusto a dover dire: m'ero sbagliato; quella persona non è adatta per me!
... Non m'ero accorto di stare in piedi. Siederò. Comincio a perdere le abitudini della buona educazione. C'è da compiacersene. La buona educazione è ingannevole come il belletto. E le sue impressioni, dunque? Non se ne disinteressa neppure dopo che mi sono cosí cordialmente discreditato? Non è uomo lei da discreditarsi in cinque minuti.
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