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Aggiornato: 4 giugno 2025


Ma qual fu la maraviglia quando mentre, l'attenzione era rivolta al figliuolo del Lautrec, il marchese Palavicino, circondato da venti gendarmi a cavallo, entrò in Milano e fu condotto al castello di Porta Giovia!

Il Lautrec, porgendo orecchio alla voce argentina del fanciullo, lo stava dunque osservando con religioso affetto, e parea che contemplando quel volto più non si ricordasse del luogo ove trovavasi, da quali cose fosse circondato, quanti uomini stessero a guardar lui in quel punto.

Il Lautrec aveva tentato di uscire, ma la Ginevra, sentendo che si allontanava, si staccò dalla sua donna e gli si parò ancora d'innanzi, e di nuovo gli si gettò ai piedi ritentando la preghiera. Non rispose questa volta il Lautrec, ma si vedeva ch'egli solo non poteva essere smosso in mezzo alla profonda commozione di tutti, e che forse sarebbesi lasciato andare a qualche atto atroce.

I colleghi del caporale credevano ch'egli avesse voluto presentarsi al fratello del Lautrec, monsignore di Lescuns, dal quale potevasi forse sperar qualche cosa; perciò quando lo videro comparire col medico Bonnivet non seppero congetturare qual intenzione fosse la sua; ma la Ginevra che non lo conosceva, e in questa comparsa d'un nuovo personaggio trovò subito una speranza, si mosse istantaneamente, e loro correndo incontro: Signore, disse rivolta a Bonnivet, se voi siete venuto per esaudire la mia domanda io vi benedico.

Il Lautrec lesse una tal lettera con fremito, si volse al Palavicino, e disse: E se voi rimarreste sul terreno? Non mi potr

Guardando nella camera, non si vedeva, al fioco barlume di una lampada, presso a spegnersi, che un piccol letto... era quello del fanciullo Armando. Il Lautrec versava certamente allora in una di quelle tremende crisi dell'uomo, in cui la fissazione assidua e spasmodica della mente in un oggetto unico, sta per degenerare in forsennatezza assoluta.

La sciagurata Elena se n'accorse, e vedendo che il Lautrec di colpo s'era fermato innanzi a quel ritratto: Ahi, disse con voce tremante e con un accento particolarissimo, io sono perduta! E si mise le mani alle tempia, indizio di gran disperazione.

La sua voce aveva il suono del gemito ferino, ma pure blandiente. La duchessa fu scossa dal modo onde il Lautrec pronunciò il di lei nome, e s'egli non avesse avuto il volto coperto si sarebbe assai confortata vedendolo; ma continuava il Lautrec: Se ti spaventa di dover morire, parla.

Appena il conte Mandello, che nel lasciare il Lautrec aveva udite le sue parole ed erasi martellato il cervello per trovar loro una spiegazione, si fu ridotto al proprio palazzo e sentì dal maggiordomo che il Palavicino era giunto in Milano quella sera stessa, è troppo facile ad immaginarsi com'ei rimanesse a tale notizia, e come, dopo aver udito i dubbi e i timori del maggiordomo, che gli raccontò tutto quanto era successo, dovesse comprender tosto il significato delle parole del governatore, e chi era l'uomo caduto nelle sue mani.

In pochissimo tempo furono al palazzo ducale; il Mandello, entrando a galoppo, ne fece risuonare gli androni così, che i famigli del Lautrec ne fossero avvisati; e senz'altro affacciatosi all'ingresso delle stalle ducali, chiamato il mastro scudiere: Fate insellar tosto il cavallo pel figlio di sua eccellenza, gli gridò in tuono alto; e tu, voltosi ad un famiglio che gli passava presso in quella, presto, va negli appartamenti del figlio del governatore, di' al suo uomo lo conduca subito abbasso, che sua eccellenza lo vuole in castello; ma che si spacci, perchè sa bene come sua eccellenza ciò che vuole, lo vuol presto.

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